Pedonalizzazioni anche nelle periferie, per recuperare la loro vivibilità, avere luoghi di aggregazione e favorire il piccolo commercio. Maggior attenzione verso il bellissimo waterfront di Trieste, con uno spazio totalmente dedicato ai giovani. E poi sviluppo del porto in tempi brevi, riscoperta dei talenti nostrani e della cultura, rilancio della città contro quella sorta di “declino felice” in cui sta sprofondando a causa del controllo degli “amici degli amici”, snellimento della burocrazia, sostegno al prestigio internazionale di università e realtà scientifiche locali e green economy per risolvere la questione Ferriera.
Queste alcune delle proposte fatte ieri sera dal candidato sindaco Roberto Cosolini durante il faccia a faccia con Paolo Possamai, direttore del “Piccolo”, davanti ad un pubblico di circa 500 persone accorse in Molo IV per partecipare alla festa di inizio campagna “Un Palco per Trieste”.
Alla domanda di apertura, su quale potrà essere l’elemento caratterizzante dei cinque anni del proprio mandato, Cosolini risponde che uno degli obbiettivi fondamentali sarà quello di invertire il declino demografico, ovvia conseguenza del declino economico della città. Per far ciò bisogna sfruttare le enormi potenzialità di Trieste, al momento inespresse.
Si parte dal porto, con l’invito alla Monassi di far durare il cantiere dei lavori in porto vecchio non due anni e mezzo, ma un anno. Parte del punto franco andrebbe spostata a Fernetti, dove c’è lo spazio per ospitare i tir che in questi giorni stanno andando a Monfalcone. E il superporto? Dopo un anno, non è successo niente. Questo, dice Cosolini, perchè a Trieste si ha paura del mercato. Molti pezzi dell’economia cittadina non vivono di mercato, ma di connivenza col sistema politico. Per questi, diventare un porto importante che deve battersi sulle regole dell’economia è un rischio, mentre è più conveniente restare nel piccolo mondo dei protezionismi, che non premia il merito ma “gli amici degli amici”. Sarebbe ora di pensare ad un’Authority unica per i porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, per costruire assieme un unico sistema portuale. Il raddoppio del Molo VII andrebbe fatto subito per aumentare il dinamismo e la capacità mercantile del porto.
Riguardo l’immobilismo triestino, l’intervistatore afferma che a Trieste manca soprattutto lo “spirito animale” dell’imprenditore. Spirito che, per Cosolini, viene indebolito dalle incapacità politiche e da lentezze inaccettabili a livello burocratico. Per questo l’obbiettivo sarà un fondamentale snellimento burocratico.
Dal porto al waterfront: i lavori sulle rive potevano essere la possibilità per favorirne la pedonalizzazione, fondamentale nelle città moderne, da progettare in maniera radicale. Pedonalizzazioni che dovrebbero riguardare anche le periferie, per renderle maggiormente vivibili e favorire l’aggregazione, sostenendo in questo modo anche il piccolo commercio.
Un’altra grande risorsa per la città è sicuramente l’Università. Nel campo dell’alta istruzione Trieste è conosciuta in tutto il mondo, per questo l’internazionalità di questa realtà andrebbe sostenuta, anche per facilitare l’integrazione di molte entità culturali.
Riguardo lo schieramento opposto? Cosolini dà atto a Dipiazza di aver traghettato Trieste fuori dal 900, a volte contro la sua stessa maggioranza. Dell’attuale assessore alla cultura si salva il fatto che vada in giro in bici, per il resto il territorio è stato privato della propria vocazione culturale. Esponenti del campo avverso in giunta? Si potrebbe fare, dice Cosolini, ci sono delle persone di valore. Tuttavia, vista la litigiosità e vendicatività del centrodestra, preferisce non fare nomi per “non decretarne la morte”.
Nomi per la giunta al momento non ci sono (“non voglio parlarne perchè porta sfortuna”, dice Cosolini), tuttavia la promessa è quella di una buona presenza di donne e giovani, che vanno valorizzati ed ai quali va data la possibilità di emergere, cosa che negli ultimi anni è mancata.
Spazio infine alle domande dal pubblico, che toccano moltissimi argomenti pratici. Dagli artisti di strada, che Cosolini ritiene elemento caratterizzante di tutte le città europee e che potrebbero anch’essi dare una mano a rivitalizzare le periferie, ai posti gratuiti in teatro, ritenuti un privilegio da eliminare, fino agli immigrati, da accogliere non solo come scelta politica e culturale, ma anche come investimento per una città che ritrova la capacità di crescere.
Toccati anche due grandi temi ambientali: la Ferriera ed il rigassificatore di Zaule. La chiusura della Ferriera è un obbiettivo che va accompagnato da un processo condiviso sulla scelta del futuro utilizzo del sito e sul piano occupazionale per i lavoratori attualmente occupati nello stabilimento. Si pensa alla green economy, scelta che ha portato ad un rilancio nelle città in cui è stata fatta. Sul rigassificatore di Zaule Cosolini si dichiara fermamente contrario, perchè Gas Natural si è dimostrata un non interlocutore del territorio, mancando di trasparenza. Inoltre in prospettiva dello sviluppo del porto, la movimentazione delle navi gasiere potrebbe diventare un problema.
l’idea delle aree pedonali in periferia mi sembra bellissima!