Evitare di creare doppioni, puntare a valorizzare le realtà virtuose esistenti condotte da professionisti, costruire una regia efficace d’impianto politico e lasciare al manager privato la gestione di progetti concreti che nascano dall’esperienza maturata sul campo. E ancora la creazione di attrattori e la spinta sulla cultura dell’accoglienza.
Sono questi i temi dai quali è mosso un dibattito ampio e articolato affrontato da Roberto Cosolini e da un nutrito gruppo di addetti ai lavori in ambito turistico, primi tra tutti il Presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti e il Presidente di Promotrieste Guerrino Lanci.
Roberto Cosolini inaugura con “La Città del Turismo” la serie di focus tematici su parti di quel programma che è ormai in fase di rifinitura e che verrà presentato alla cittadinanza il 12 aprile. Un programma partecipato e di cui i focus sono una “coda” ad appuntamenti già avuti in questi mesi di campagna pre-elettorale. Incontri nei quali ricevere quindi, ma anche confrontarsi su alcune suggestioni per sostanziare una cornice ben chiara.
Il candidato sindaco indica la via, sottolineando l’importanza dell’integrazione dei valori turistici che Trieste è in grado di offrire – Carso, mare, architettura, rete museale, produzione culturale per citarne alcuni –, per rendere attraente l’immagine di Trieste:«Accanto a un tessuto ricco» afferma Cosolini «è necessario aggiungere la capacità catalizzatrice di qualche grande evento. Cito un festival dell’editoria scientifica come Fest – inopinatamente tagliato dalla giunta regionale – che nella sua breve vita ha invece avuto l’abilità di non essere una voce isolata, ma ha saputo raccogliere attorno a sé l’arte contemporanea, la musica, il teatro».
A Cosolini fanno eco Vittorio Torbianelli, Francesco Comotti e Fabio Samec, chiamati a declinare ciascuno a seconda della propria esperienza professionale la visione del turismo che il futuro sindaco sarà chiamato a dare.
Emergono la necessità per Trieste di muoversi in maniera dinamica su un mercato ormai inevitabilmente internazionale con una propria immagine, con un preciso calendario di eventi e soprattutto con una voce unica.
«Trieste è una città dove gli attori del mondo turistico e culturale non dialogano a sufficienza e dove troppo spesso uno non sa quello che sta realizzando l’altro» ha concluso Cosolini «in tempi di ristrettezze di risorse abbiamo il dovere morale di non sperperare denaro pubblico e focalizzare i nostri sforzi verso obiettivi chiari e perseguibili: vogliamo puntare sul centro congressi? Vogliamo vagliare seriamente il progetto del Parco del Mare? A fronte di una precisa valutazione del piano economico è necessario dare il via alla realizzazione e avere tempi certi per il ritorno degli investimenti».
I grandi eventi, sono spesso monotematici e attraggono quindi singoli settori di pubblico, a volte solo gli addetti ai lavori. Il ritorno poi in termine di immagine è aleatorio e spesso molto ritardato. Perché non insistere per avere un casinò invece di assistere al passaggio di turisti verso Slovenia e Croazia? perché non pensare a creare o migliorare gli impianti di balneazione (riviera barcolana), gli approdi diportistici (porto vecchio), oltre a viabilità e parcheggi cittadini incentivando le attività ricettive e ricreative in modo che tutti possano dare una mano senza attendere progetti faraonici calati dall’alto sui quali discuterà e combatterà per anni la classe politica ed altri poteri forti più o meno occulti tradendo il futuro.
Continuiamo a piangere per il declassamento del nostro porto in un eterno confronto con quello di Capodistria e Fiume ecc. esibendo volontà di rivalsa attraverso integrazioni con Monfalcone e raddoppi di banchine. Ma quali sono le reali previste ricadute economiche sulla città e quanti i posti di lavoro da guadagnare se teniamo conto degli attuali sistemi (containers) ?
come per l’oleodotto ? … Allora si che c’è da piangere
Pensiamo invece a una o più banchine per le navi da crociera e per il piccolo e grande diportismo con quanto ad essi collegato