Siamo chiamati a eleggere il gruppo che governerà Trieste per i prossimi cinque anni.
La città nonostante le indagini del Sole 24 Ore non gode buona salute: la affliggono crescente povertà, disoccupazione, mancanza di prospettive concrete, inquinamento, prepotenza, inerzia…
Su quali basi i cittadini possono scegliere i nuovi amministratori? Tutti in questi giorni promettono le stesse cose. I programmi sembrano l’uno la fotocopia dell’altro. Sviluppo, infrastrutture, turismo, cultura, ricerca, ambiente, solidarietà… Ci sono però alcuni punti che a ben guardare fanno una sostanziale differenza: riguardano il modo di gestire la cosa pubblica. E’ qui che entra in gioco l’esperienza vissuta da tutti noi sulla nostra pelle, la prova provata. Da un lato chi si vanta di avere fatto e del continuare a fare senza riflettere che bisogna fare ma fare bene. Non la priorità alle piazze e fontane, discutibili, ma alle prospettive di crescita artistica, culturale, scientifica e soprattutto di lavoro in quello che la Natura ci ha dato: il mare, utilizzato e non guardato con una stitica estetica. Dall’altro versante chi da sempre e realmente ha ascoltato, studiato, mediato, concertato e risolto offrendo soluzioni nel lavoro, nelle professioni, nelle sinergie collaborative tra le parti.
Possiamo dimenticare la gestione del piano regolatore o quella del piano traffico? Possiamo ignorare le menzogne sul rigassificatore? Possiamo non vedere l’inserimento obbrobrioso di contenitori per le immondizie nell’elegante, già di suo, piazzetta della Borsa? Possiamo non stupirci di fronte all’albero solitario posto nella rotonda di via Giulia quando nelle città europee si inseriscono opere d’arte? Possiamo accettare la trasformazione dei rioni in quartieri dormitorio? Possiamo vergognarci di chi dice di affrancarsi dalle convenienze e dai signorotti locali solo perché questi lo hanno privato di una lucrosa poltrona? Dove sono i sani principi della Politica che reclamano trasparenza, spirito di servizio, bene comune e non personale tornaconto?
Alcune migliaia di cittadini, qui, a Trieste e non altrove, hanno scelto il proprio candidato. Un numero maggiore ha costruito i contenuti del programma che innesta gli interessi particolari in una visione strategica. Tutti sono chiamati a scrivere l’agenda. I candidati della lista Trieste Cambia hanno formalizzato e aderito a un codice etico. Si impegnano a garantire laicità e a verificare l’attuazione del programma. Questa sì che è una bella differenza!
Massimo Panzini