Nella storia del Novecento la Shoah ha rappresentato il buco nero in
cui sono precipitati tutti i valori fondamentali della civiltà europea
moderna: la dignità, l’eguaglianza, la solidarietà e la libertà degli
esseri umani.
Varie e diverse sono le cause che hanno condotto a questa catastrofe di
valori, prodromo e insieme scenario nefasto dello sterminio di milioni
di destini individuali. Vi sono motivi di natura politica, economica,
culturale, che affondano le più immediate radici in quel vero e proprio
punto di svolta della storia contemporanea che è stata la Grande Guerra,
bacino di coltura per la violenza degli autoritarismi successivi.
La Shoah è potuta avvenire, in primo luogo, perché sono venuti meno i
freni, di natura morale e sociale, che tengono a bada gli istinti di
dominio e sopraffazione spesso dormienti nell’animo umano. Infatti,
ogni qual volta si assolutizza un’idea e al suo cospetto gli esseri
umani vengono trasformati in meri strumenti, esecutori, ingranaggi, od
ostacoli in vista del suo raggiungimento, ecco che si aprono le porte a
quel sonno della ragione che sempre ha partorito e partorisce i mostri
più terrificanti.
Nel caso del Nazionalsocialismo e nella temperie politica e culturale
dell’Europa centro-orientale negli anni Trenta e Quaranta,
quell’idea mostruosa è stata la razza, unita alla volontà di
costruire un aberrante ordine sociale fondato sulla gerarchia tra popoli
e tra individui. L’intera mappa etnica, geografica e politica
d’Europa, nelle intenzioni di Hitler e dei suoi alleati doveva
essere ridisegnata secondo questo ignobile fine.
Tanto odio era rivolto verso gli ebrei, in quanto nell’ebraismo si
individuava l’incarnazione dei valori e delle dinamiche che hanno
contribuito a forgiare la civiltà liberale moderna. Era l’Europa
tollerante e illuminata, fervida di iniziative nell’economia e nei
commerci, ruotante intorno al principio dell’autonomia e della libertà
dell’individuo, intrinsecamente cosmopolita, che proprio nella nostra
Trieste conosceva una delle sue punte di diamante. Quello era il mondo,
questa era la Città, che il nazifascismo ha cercato di distruggere.
L’Europa dell’intolleranza e dell’odio, della strumentalizzazione
e della mercificazione della persona, in cui la dignità dell’essere
umano non era più il primo tra i valori non negoziabili, doveva essere
l’Europa di Auschwitz, di Treblinka, della Risiera di San Sabba.
L’odio colpì gli ebrei e con loro tanti altri perseguitati,
deportati, sterminati perché “diversi” per abilità, per orientamento
sessuale, per lingua, per cultura oppure perché oppositori.
Si tratta di spettri, purtroppo, non completamente sopiti.
Casi inquietanti di razzismo e di antisemitismo riempiono tristemente
le cronache italiane, comunitarie e finanche quelle della nostra
Regione. Siano movimenti organizzati, che pescano nell’angoscia
generata dalla crisi economica, o movimenti di costume e di opinione che
si alimentano della preoccupante ignoranza e del vuoto di valori delle
nostre società. Per certi aspetti, talvolta sembra tornare a vacillare
lo stesso castello di principi entro cui i padri fondatori dell’Unione
europea hanno voluto mettere in sicurezza la struttura comunitaria,
proprio in opposizione alla lunga notte dei totalitarismi e dei
populismi autoritari: la democrazia, lo stato di diritto, la difesa
delle minoranze, il rispetto della diversità. Questi sono i mattoni si
cui è costruita non solo l’Unione Europea ma anche la Costituzione
della nostra Repubblica.
Una delle disperate scritte, rimaste incise come un monito perenne
sulle pareti di questo luogo di stupro e di morte in cui siamo riuniti,
l’ha lasciata nel gennaio 1945 la mano di una donna, la mano di una
moglie, la mano di una madre. Dice, con disarmante semplicità: “Che
Iddio protegga la mia famiglia – Sono desolata”.
Care concittadine cari concittadini, il Giorno della Memoria è giornata
di rievocazione e di riflessione. Ma deve essere vissuta anche come il
rinnovo di un patto solenne e come un’universale chiamata a raccolta:
per la difesa dei valori e delle leggi che proteggono gli uomini e le
donne da una desolazione abissale come quella, e consentono loro di
vivere liberi e uguali.