La nomina del nuovo Presidente del porto di Trieste sta suscitando grande attesa. Attesa ampiamente giustificata dall’importanza che l’economia del mare, in primis la portualità, ha per l’economia e il lavoro della nostra città.
Ci sono diverse opportunità da cogliere visto che Trieste si conferma porto importante sia per il traffico di containers proveniente dal Far East sia per quello Ro-Ro proveniente dal Mediterraneo orientale con sbocchi privilegiati nei mercati dell’Europa centrale.
Per cogliere le opportunità di crescita, evidenziate anche da un interessante intervento di qualche giorno fa di quell’indiscutibile esperto che è il prof. Sergio Bologna, la priorità assoluta si chiama potenziamento della capacità e del servizio ferroviario, già oggi determinante per la crescita di alcuni traffici, e in particolare:
– semplificazione e riduzione dei costi della doppia manovra in zona portuale
– realizzazione del polo ferroviario in Campo Marzio
– superamento dei cosiddetti colli di bottiglia sul collegamento con Monfalcone e sulla Pontebbana.
Il conseguimento di questi obiettivi, unitamente alla realizzazione dei nuovi terminali, può garantire, con investimenti pubblici contenuti e con il concorso dei privati, le condizioni per un incremento del 100-150% dei traffici nel giro di alcuni anni.
Al nuovo Presidente si richiede, inoltre, un impegno per una rapida approvazione del Piano Regolatore del Porto, strumento che definisce le scelte fondamentali di assetto della portualità triestina garantendo così certezze per gli investitori.
Infine, dal nuovo Presidente mi attendo un immediato impegno a liberare dai vincoli di natura portuale un luogo che porto non può più essere come Portovecchio in modo da lavorare insieme per la sua rigenerazione e trasformazione.