PRESENTATO IL PRIMO PROGETTO DI AUTORECUPERO-CASA

E’ stata presentata in Regione la richiesta,  preparata dagli Assessori Marchigiani, Dapretto e Famulari, per ottenere una parte dei fondi necessari per la realizzazione del primo intervento di riqualificazione edilizia “in autorecupero” di un immobile di proprietà del Comune di Trieste da destinare a uso residenziale.

L’immobile oggetto dell’operazione è sito in via Piero della Francesca 4, nella zona di Guardiella e si tratta di un edificio composto da 5 piani e da 10 alloggi di uguali dimensioni (di circa 53 mq ciascuno), costruito nel 1949 e mai sottoposto a ristrutturazione completa; le cui caratteristiche, e lo stato complessivo, con alloggi attualmente privi di adeguate condizioni di località e in situazioni manutentive e impiantistiche pessime, hanno convinto il Comune, proprietario dello stabile, a sperimentare proprio qui la prima iniziativa “pilota” di autorecupero, la quale avrà, tra l’altro, valenza di “test” a livello regionale per verificare l’applicabilità di questa tipologia di interventi su più vasta scala.

Il progetto è stato elaborato da Comune e ATER e prevede per la sua concreta attuazione la costituzione tra i futuri beneficiari di una “cooperativa edilizia di abitazione” che riceverà dal Comune l’immobile in diritto di superficie trentennale e verrà accompagnata, nel processo di autorecupero, da un gestore sociale preposto a prestare assistenza per quanto riguarda sia la formazione all’attività edilizia, sia gli aspetti tecnici relativi alle procedure progettuali. Ovviamente una parte delle attività dovrà essere esternalizzata a imprese professionali, lasciando però agli “autorecuperanti” le attività più leggere, che comunque consentiranno un sensibile abbattimento dei costi.E proprio grazie al contributo regionale (come detto, pari al 35% del costo complessivo dell’operazione), le spese a carico della cooperativa edilizia vengono stimate come equivalenti a una quota mensile di non più di 160 Euro circa!

Il progetto pilota consentirà di raggiungere non uno ma più obiettivi contemporaneamente, tutti molto significativi: da un lato, offrire una buona soluzione abitativa a persone in difficoltà economiche consentendo loro, nel contempo, di fare un’interessante e utile esperienza di apprendimento lavorativo, in più con un importante sostegno pubblico e un abbattimento dei costi; dall’altro lato, l’iniziativa permetterà al Comune, che ne resta alla fine il proprietario, di recuperare e rimettere in uso, con tutti i ‘crismi’ e le più moderne caratteristiche e funzionalità, l’immobile in questione. Primo esempio, cui altri ne potranno seguire – con questa stessa formula dell’”autorecupero” ma anche con altre modalità, quali l’automanutenzione e altre ancora di cui si riparlerà prossimamente – per un complessivo sblocco e rimessa in funzione e sul “mercato” di un ampio patrimonio abitativo pubblico che va mantenuto e migliorato. A tale proposito va detto che a lavori completati il “diritto di superficie” sull’edificio verrà concesso per 30 anni alla “cooperativa edilizia a proprietà indivisa” che ha attuato l’”operazione” di “autorecupero”, con conseguente assegnazione degli appartamenti ai nuclei familiari (almeno 10) che hanno costituito la cooperativa. Ma al termine del trentennio il Comune rientrerà a tutti gli effetti nel pieno possesso dell’immobile, che resta perciò di fatto di proprietà pubblica.

Da sottolineare ancora che la selezione dei membri della cooperativa verrà fatta (dall’ATER) sulla base di limiti di reddito che andranno dal limite massimo ISE/ISEE per rientrare nella fascia A di edilizia sovvenzionata a quello previsto per l’edilizia convenzionata/agevolata. E questo nell’intento di dare risposta alla domanda abitativa di molti soggetti che, pur avendo a disposizione una qualche capacità di spesa, rientrano nella così detta “zona grigia”, risultando “troppo ricchi” per accedere agli alloggi ATER ma “troppo poveri” per rivolgersi al mercato. Inoltre, questo tipo di operazione assume importanza dal punto di vista del recupero del patrimonio edilizio disponibile attualmente nella nostra città.

Analizzando in particolare gli interventi previsti all’interno degli alloggi di via Piero della Francesca 4 – tutti ugualmente composti da ingresso, cucinino, soggiorno, due camere e bagno – comprenderanno la bonifica degli scarichi e delle canne fumarie in cemento amianto e la loro sostituzione, il rifacimento e integrazione dell’impianto elettrico e dell’impianto gas con adeguamento alle norme di sicurezza, la costruzione dell’impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria, il rifacimento dei servizi igienici (anche mediante modifiche murarie ove necessario per inserire i sanitari mancanti), la sostituzione di serramenti, pavimenti e rivestimenti, la tinteggiatura e revisioni varie; inoltre, sulle parti comuni del fabbricato, il rifacimento degli impianti elettrici/elettronici condominiali (con apriporta e citofono, impianto TV terrestre e satellitare, impianto telefonico, illuminazione scale e cantine, inserimento impianto fotovoltaico a supporto dei servizi comuni), la centralizzazione dei contatori gas, il rifacimento delle colonne idriche, sostituzione di serramenti, sistemazione intonaci e tinteggiatura del vano scala, sistemazione degli intonaci esterni e posa del “cappotto”, con isolamento del sottotetto, rimessaggio della copertura e sostituzione delle lattonerie. Sarà svolta un’ampia gamma di lavori, dai più semplici ed essenziali fino a quelli strutturalmente più complessi e a quelli capaci di garantire allo stabile rinnovato la disponibilità dei più moderni ausili tecnologici. Naturalmente agli “auto-recuperatori” verranno assegnati i lavori più semplici, mentre quelli più complessi saranno svolti dalle imprese. Cionondimeno si può prevedere che proprio l’apporto dei neo-“auto-recuperatori” potrà coprire fino al 50% delle opere da eseguire.

L’intera operazione rappresenta un nuovo importante tassello per l’estensione del comune impegno nelle politiche abitative e ciò, da un lato, per fronteggiare una crisi economica e sociale pesantissima che sta colpendo componenti significative di popolazione, e, dall’altro, per produrre quelle innovazioni necessarie a garantire l’adeguatezza dei servizi e la loro sempre maggiore efficacia in un quadro di risorse pubbliche scarse.

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