Un piano di lavori pubblici per quasi 50 milioni di euro costruito faticosamente a causa del patto di stabilità, iniziato con le scuole, priorità assoluta (in pochi mesi abbiamo sostituito quasi 10.000 mq di pavimenti contenenti vinilamianto e sono partiti 3 grandi cantieri in altrettanti istituti), che ora interesserà strade, marciapiedi, impianti sportivi; l’avvio di alcune opere di grande rilievo, attese da lungo tempo, come Ponterosso, la riqualificazione dell’ex caserma di Roiano e la galleria di Montebello; la ripresa di investimenti destinati a creare economia e quindi posti di lavoro, cominciando da Arvedi, Silos e Eataly, e altri che come vedremo seguiranno; le novità su Porto e Porto Vecchio; l’impegno nel settore turistico, che sta dando risultati significativi: tanti segni che ci consentono di dire che in una città che in questi anni ha conosciuto, come il resto del Paese, la crisi economica e sociale qualcosa sta succedendo. Non ci sono solo chiusure, quindi, anche se queste lasciano il segno e toccano una parte significativa di un settore commerciale che, peraltro, soffriva già prima della crisi soprattutto in quelle componenti che non si sono innovate dopo che si è chiusa l’epoca della città emporio commerciale dell’Ex-Jugoslavia e dell’Europa dell’Est.
Trieste può agganciare la ripresa, può esserne parte se userà i suoi punti di forza e se, con uno sguardo e un impegno congiunto, deciderà di guardare avanti, di rivolgersi al futuro usando la sua grande storia, non per sterile nostalgismo ma per capire come le si sta riproponendo una funzione strategica che un secolo di guerre, confini, muri aveva compromesso.
A quest’idea di futuro, da costruire giorno per giorno, dedichiamo un appuntamento pubblico nella mattinata di sabato 28 marzo, il cui programma verrà presto svelato.