La lotta ai writer ha segnato una vittoria a favore della legalità e del decoro urbano.
Sei giovani triestini sono stati indagati dalla Procura della Repubblica per danneggiamento,
imbrattamento e deturpamento. Sono accusati, infatti, di aver scritto su monumenti, edifici, serrande e quant’altro con vernici spray e pennarelli indelebili in tutta la città di Trieste con particolare accanimento, nel centro storico. L’operazione, denominata “Stintoretto 2015“, su iniziativa del Nucleo Interventi Speciali della Polizia Locale, ha impegnato gli investigatori per quasi tre mesi ma ha consentito di arrestare l’attività vandalica di un gruppo di writer.
L’Amministrazione comunale ha deciso così di rispondere al problema molto sentito in città e, dalla fine di gennaio, ha avviato un lavoro complesso, lungo e meticoloso, spesso necessario anche di notte; quasi tre mesi per intercettare il gruppo, risalire all’identità di ciascun writer e raccogliere un numero cospicuo di fatti con evidenze schiaccianti sulle loro responsabilità. All’inizio di aprile la Procura della Repubblica ha ritenuto necessario il prosieguo delle indagini assumendone il coordinamento e dando loro un ulteriore impulso, vista l’attività d’indagine svolta fino a quel punto e non trascurando i possibili sviluppi che potrebbe avere in futuro.
I danni cagionati dai writer talvolta sono irreparabili. Per rendere meglio l’idea: cancellare la vernice spray dalle pietre pregiate senza rovinarle, richiede un procedimento complicato e molto costoso, che tocca sia il Pubblico che i privati cittadini.
L’epilogo della scrupolosa operazione è avvenuto venerdì 17 aprile, alle 7 del mattino quando sei squadre di Polizia Locale in borghese si sono presentate negli alloggi dei giovani con il decreto di perquisizione: gli Ufficiali di polizia giudiziaria dovevano cercare e requisire tutto il materiale legato all’attività, comprese le strumentazioni informatiche, possibili fonti di prove. Così infatti è stato: negli appartamenti sono state trovate quantità sufficienti di bombolette spray, pennarelli, squeezer e tutto il necessario per vandalizzare la città; requisiti anche smartphone, computer, fotocamere digitali, chiavette usb e supporti di memoria.
I giovani dovranno ora rispondere delle loro azioni: la pena prevista per il reato di danneggiamento è la reclusione da 6 mesi a 3 anni; il deturpamento prevede una multa su querela di parte e, se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la reclusione fino a un anno o una multa. In ogni caso, a tutti verranno notificate più multe da 1000 euro – una per ogni scritta verificata dai NIS – per aver violato il Regolamento di Polizia Urbana (sanzione inasprita qualche mese fa dall’Amministrazione proprio come deterrente del fenomeno writer); a qualcuno anche 300 euro/scritta per aver imbrattato cassonetti e cestini dei rifiuti.
Senza contare che grazie ai loro tag – così si chiamano le firme stilizzate sui muri, una sorta di marchio per essere riconosciuti nel giro – chi è stato danneggiato ha finalmente un nome e un cognome al quale indirizzare la denuncia e la richiesta di risarcimento (anche per questo alleghiamo le foto con tutti i tag).