DA DOVE PASSA IL RILANCIO DEL PORTO?

Gli indirizzi della nuova riforma del sistema portuale italiano riconoscono la peculiarità del nostro porto, unico porto a vocazione prettamente internazionale del nostro Paese: la stragrande maggioranza delle merci infatti proviene dall’estero, Far East o Mediterraneo Orientale, e ha come destinazione Baviera, Austria ed Europa centrale. Questo dato è confermato dall’interesse che riscontriamo, a Monaco come a Vienna, quando l’Autorità Portuale di Trieste e le Istituzioni si presentano e offrono una credibile alternativa ai porti del Nord Europa.

Questo è, del resto, un pezzo del lavoro di squadra che abbiamo avviato in questi mesi con il Commissario dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino. Un lavoro che ha portato, tra l’altro, a compimento l’iter del Piano Regolatore Portuale, a opporsi motivatamente al progetto del rigassificatore che comprometterebbe lo sviluppo del porto, inoltre, il nostro l’impegno è focalizzato a far ripartire gli investimenti infrastrutturali, quelli riguardanti i terminali e quelli, altrettanto se non addirittura più importanti, per aumentare la capacità del traffico ferroviario dal porto di Trieste, la quale già oggi ne rappresenta uno dei tratti distintivi.
La forte scommessa comune sulla crescita dei traffici conferma che non c’è alcuna contrapposizione tra il rafforzamento del porto e la trasformazione di Porto Vecchio: sono parte di un’unica strategia che mette al centro l’economia e il lavoro, quindi il futuro di Trieste.

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