“La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita.”
Ho scelto di iniziare il mio discorso con la testimonianza di Mario Rigoni Stern, soldato italiano catturato e deportato nel 1943 in un campo di concentramento a Hoenstein, perché pone bene l’attenzione sullo spirito della giornata di oggi.
Il “Giorno della Memoria” ci sprona a ripercorrere gli eventi passati per capirne le cause, per verificare se essi sopravvivono nella nostra società odierna, per ipotizzare un’ azione comune, qui e oggi, perché questo passato non debba più ripetersi, perché la speranza dell’uomo non venga più avvolta nel buio delle tenebre.
Oggi ricordiamo i drammi della Shoah: il diffondersi della cultura della discriminazione razziale; il perseguimento della strategia industriale e freddamente razionale dello sterminio; la ricerca pedante e accurata della vittima cui non si concede appello, né con la conversione, né con la fuga, perché la sua destinazione può essere solo l’annichilimento.
E’ l’occasione per una riflessione condivisa che abbracci anche tutte le altre vittime di quella tragedia: oltre che gli oppositori politici, gli omosessuali, i disabili fisici e mentali, le popolazioni rom e sinti e quanti a Trieste hanno pagato per il solo fatto di parlare un’altra lingua.
In una città come la nostra, la ferita rappresentata dalle leggi razziali del 1938 e dalle persecuzioni che ne seguirono, ha colpito nella comunità ebraica tanta parte di quella borghesia illuminata che ha costituito il primo e più dinamico motore dello sviluppo moderno di Trieste. Come ho avuto modo di ricordare in occasione dei 100 anni del nostro tempio ebraico, la storia della Comunità ebraica di Trieste è tutt’uno con la fioritura commerciale, sociale e culturale che fece grande Trieste; ancora oggi il patrimonio architettonico e quello culturale ne portano segni straordinari. Leggi razziali persecuzioni e genocidio colpirono drammaticamente la comunità e con essa tutta la città. Venne in quel modo criminale dissolto un patrimonio inestimabile di iniziativa, di imprenditoria, di commercio e di cultura. Un colpo da cui la città ha faticato e tuttora fatica a riprendersi.
Una società sana deve essere in grado di trarre insegnamento dagli errori e dagli orrori del passato, da questi deve costruire la sua identità e la sua etica basandosi sui valori di dignità, libertà democrazia e uguaglianza.
Tutti, dobbiamo impegnarci – noi politici per primi – a mantenere alti questi valori morali ed evitare che ritorni l’antisemitismo e la xenofobia. La diversità degli aspetti dell’essere umano costituisce una ricchezza per qualsiasi comunità, non dobbiamo permettere che l’intolleranza intacchi la convivenza civile tra le persone.
Invece, purtroppo, assistiamo a episodi di razzismo sempre più frequenti. E’ allarmante un recente rapporto che rileva “un pericolosa china razzista” del nostro paese. Giudico gravissimi i fatti di cronaca giunti in questi giorni da Napoli, esempi eclatanti della permanenza nella nostra società di ignobili focolai di antisemitismo, che vanno assolutamente debellati.
Stiamo facendo i conti con un periodo di crisi economica non facile che, in qualche modo, accresce il palesarsi di questi gravi fenomeni. Per questo abbiamo una ragione in più per non perdere di vista il senso e i valori presenti nella nostra Costituzione e su cui si fonda l’Unione Europea :
Rispetto, dignità, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze.
La società civile europea, frutto della storia travagliata e contraddittoria del 900, è caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
Questi sono i valori su cui dobbiamo fare leva per il nostro futuro.
La memoria dell’esperienza della Shoah ci permette di ripercorrere la nostra storia e la nostra umanità, forgiando un’etica che sappia ripartire dove ogni morale, ogni bene, ogni bellezza sono stati frantumati dalla barbarie, dalla viltà, dall’egoismo.