Ritengo necessario fare chiarezza sulle criticità del cosiddetto “Regolamento Dehors”, alla luce di un disagio diffuso tra gli operatori di cui comprendo bene le ragioni ma anche di polemiche strumentali e distorsive della realtà dei fatti. I fatti sono i seguenti:
1) in virtù del precedente Regolamento, approvato nel 2009, senza il parere della Soprintendenza, si sono autorizzati autonomamente tavoli, sedie e ombrelloni, sottoponendo alla Soprintendenza solo le strutture più complesse, con esiti, nella stragrande maggioranza dei casi, negativi. Va detto che se tale impostazione appariva debole ai sensi del cosiddetto “codice Urbani” del 2004 e di ripetuti rilievi della Soprintendenza, la cosiddetta “Direttiva Ornaghi”, nell’ottobre del 2012, ha definitivamente interpretato la norma nel senso di ritenere necessaria l’autorizzazione della Soprintendenza anche per la posa, appunto, di arredi mobili. Tra l’altro, la direttiva Ornaghi prevede anche la possibilità, che abbiamo scongiurato, che in alcune aree le occupazioni vengano addirittura vietate. Se prima del 2012, l’attività in base al precedente Regolamento appariva almeno dubbia, con questa Direttiva ministeriale è apparso evidente che tutte le occupazioni da parte dei pubblici esercizi nelle cosiddette aree di interesse storico e culturale erano fuori norma. La nostra prima preoccupazione perciò, in attesa della predisposizione del nuovo Regolamento, che non poteva che essere fatto in accordo con la Soprintendenza, è stata quella di tutelare l’attività delle imprese concordando di fatto due salvaguardie, la prima fino al 31 dicembre 2013 e la seconda fino al 30 aprile 2014. Se non ci fossero stati questi due atti, da un anno e mezzo, tutte le occupazioni senza autorizzazione della Soprintendenza sarebbero state fuori norma con la conseguenza o della rimozione immediata o del rischio di pesanti sanzioni.
2) il nuovo Regolamento viene criticato perché troppo severo e perché il Comune avrebbe ceduto alle prescrizioni del Soprintendente. Spiego come stanno le cose: la legge obbliga comunque ad ottenere per ogni richiesta singola, l’autorizzazione della Soprintendenza, la quale avrebbe negato l’assenso a tutte quelle non conformi alle sue indicazioni, indipendentemente dal Regolamento. Ci saremmo trovati perciò nella situazione assurda per cui l’impresa spendeva soldi per presentare al Comune una richiesta conforme al Regolamento, salvo vedersela negare perché priva dell’autorizzazione della Soprintendenza. Non sarebbe stato molto peggio? Per questo chi chiede oggi di modificare il Regolamento in senso più flessibile mi trova sul principio d’accordo ma nella pratica questo non andrebbe a risolvere il problema e anzi creerebbe maggiori incertezze. Su questi aspetti, sono stupito nel vedere come fra gli esponenti politici che per ragioni elettorali vogliono cavalcare la protesta, ci siano anche alcuni parlamentari: come sapete questi sono pagati per fare le leggi della Repubblica e allora invece che prendersela con il Comune che le leggi è obbligato ad applicarle potrebbero presentare una bella, semplice, proposta di legge, che trasformi l’autorizzazione obbligatoria della Soprintendenza in un “ parere obbligatorio ma non vincolante dal quale il Comune può motivatamente differenziarsi”.
3) per andare incontro per quanto possibile, agli operatori, è stata data una proroga per la presentazione delle domande al 15 di maggio con la previsione, sancita da un provvedimento amministrativo, che tutti quelli che avranno presentato la domanda entro la scadenza potranno continuare fino alla fine della stagione ( la previsione è il 15 di ottobre) ad utilizzare tavoli, sedie e ombrelloni anche se non conformi. Per quanto attiene agli altri elementi, ovvero pedane e fioriere, se questi sono oggetto di richiesta di deroga della nuova domanda, faremo in modo che queste domande abbiano priorità assoluta in modo da dare certezza sulla possibilità di mantenerli.
Così stanno i fatti, sui quali sono anche disponibile a incontrare gli operatori che volessero maggiori chiarimenti. Credo di avere fatto chiarezza sul fatto che, in un contesto reso difficile da una norma, a mio avviso, troppo rigida, ma che siamo obbligati ad applicare, abbiamo fatto tutto il possibile per limitare le difficoltà ad una categoria che risente come altre della crisi, ma che certo non ha bisogno delle chiacchiere e delle strumentalizzazioni di chi nulla ha fatto per risolvere il problema.