COSTRUIAMO IL FUTURO DI TRIESTE: IL RUOLO DEL BIO HIGH TECH

Si è svolto all’Auditorium del Museo Revoltella un importante incontro-confronto organizzato dal Comune di Trieste in collaborazione con CBM (Consorzio per il Centro di Biomedicina Molecolare) Confindustria, enti e operatori del settore.
Al centro del dibattito la necessità di puntare sulle eccellenze per costruire il futuro di Trieste e della nostra Regione, focalizzando l’attenzione sullo specifico ruolo dell’Hi-Tech e delle sue applicazioni nei campi, distinti ma affini e per molti aspetti collegati, del biomedicale, delle biotecnologie e del Bio ICT (tecnologie bio-informatiche). Attorno a tali temi e nella prospettiva di strutturare un “Distretto BIO” regionale, in grado di partecipare anche ai finanziamenti europei erogati a supporto delle iniziative di innovazione e sviluppo delle Regioni d’Europa (“Programma Horizon 2020”).

Si è trattato di un interessante e approfondito incontro con l’intento di dare pieno appoggio e sostegno all’ulteriore sviluppo di questa importante e strategica realtà economica della nostra città e al suo collegamento con le analoghe strutture presenti in Regione; e quindi per necessariamente segnalare l’indispensabilità di una politica, anche regionale, di riconoscimento e supporto a tali realtà.
Trieste ha le potenzialità – questa la tesi di partenza espressa da Roberto Treu in apertura del convegno- per un nuovo sviluppo della città rispetto a una crisi generale che obbliga tutti a ripensare gli schemi tradizionali. O meglio, accanto all’industria “tradizionale” (che rappresenta ormai solo il 10% del Pil) e dopo il salvataggio della Ferriera, il mantenimento del distretto naval meccanico e l’operatività del comparto alimentare che dispone ancora di alcune autentiche eccellenze, è necessario però massimamente valorizzare anche i nuovi settori di prossima grande espansione. Trieste è già conosciuta come uno dei centri nazionali e internazionali della ricerca, ma si può e quindi bisogna fare di più in questo campo che offre importantissime prospettive. E la città per prima deve essere consapevole che proprio la ricerca ha generato attività industriali che occupano oggi quasi 2000 addetti in oltre 80 aziende, con un fatturato superiore al miliardo di euro e con prospettive di ulteriore crescita.” L’intento non può essere quindi che quello di creare e supportare ulteriori sinergie e collaborazioni – ha detto ancora Treu – essendo oggi più che mai fondamentale l’integrazione fra soggetti diversi che devono operare per un obiettivo unitario. Anche in questo senso va il nostro sostegno all’importante lavoro di coordinamento svolto dal CBM mirante a conseguire un forte ‘sistema integrato’ del “bio high tech” nei suoi diversi aspetti, tale da produrre importanti risultati tra loro connessi, nello sviluppo della ricerca e nel campo industriale, con frutti economici rilevanti, a partire dai sostegni non irrilevante che la UE offre per le iniziative fondate su conoscenza e innovazione.”
Sono seguite le relazioni di Edvino Jerian, presidente del CBM – come detto l’ente che funge da coordinatore dell’intero progetto -, che, snocciolando cifre e percentuali, ha dimostrato l’importanza di Trieste nel settore farmaceutico e della ricerca medica, con la presenza di aziende e di personale specializzato, capaci di produrre un alto numero di nuovi brevetti e in grado di intrattenere efficaci rapporti a livello mondiale, peraltro poco noti in città. “Ma non solo a Trieste – ha aggiunto Jerian -, anche in Friuli vi sono realtà analoghe e di rilievo, non dimenticando come proprio questa nostra Regione nel suo complesso disponga del numero più alto di ricercatori e Centri di ricerca. Per cui l’obiettivo oggi non può che essere quello di fare ‘massa critica’ a beneficio di tutti e per far sì – ha concluso – che a questa elevata quantità e qualità di conoscenza possa finalmente corrispondere anche un’adeguata capacità industriale. E anche in tale prospettiva abbiamo lanciato oggi la nostra candidatura per la partecipazione al ‘programma quadro’ settennale della UE ‘Horizon 2020’ proponendo alla Regione (che ha il compito di raccoglierle e veicolare le proposte, n.d.r.) la nostra ‘manifestazione di interesse’, sottoscritta da quasi 90 imprese del FVG, delle quali 60 di Trieste”.
Dal canto suo, l’ing. Diego Bravar, per Confindustria Trieste, promotore del processo di aggregazione e valorizzazione del sistema industriale BIO, ha sottolineato come il settore Bio High Tech sia particolarmente interessante “anche e soprattutto in un periodo in cui il territorio necessita di un rafforzamento del settore industriale. Il settore industriale del Bio High Tech, che nasce dalla sintesi tra il BioMedTech (biomedicine), il BioTech (biotecnologie) e il BioICT (bioinformatica), in regione conta 150 aziende, di cui 83 si sono già mostrate interessate al progetto, con oltre 3000 persone attualmente occupate. L’obiettivo che si prefigge il progetto – ha detto Bravar – grazie al rafforzamento della rete all’interno del comparto, è che le imprese regionali di questo settore crescano in termini di fatturato e creino nuovi posti di lavoro. Tali società potrebbero costituire un’occasione di sbocco professionale qualificato per i giovani del Friuli Venezia Giulia che si stanno formando e si formeranno in questi settori. Inoltre il progetto ha rilevanti ricadute sociali e sanitarie, in quanto il comparto BioHighTech interagisce in particolare con il sistema socio-sanitario, contribuendone a migliorarne l’efficienza e quindi, più in generale, contribuendo anche al miglioramento della qualità della vita dei cittadini”.
Sono seguiti diversi qualificati interventi di rappresentanti di aziende e realtà del settore, tra i quali quelli del dott. Bruno Bembi di “Transattiva” e del professor Claudio Tiribelli della Fondazione Italiana Fegato.
Dopo il dibattito, le conclusioni sono state tratte dal Sindaco Roberto Cosolini che ha osservato come anche l’approvazione della prossima Legge regionale di riforma della sanità potrà costituire un punto di partenza per un processo più ampio di riconsiderazione, anche “culturale”dell’intero sistema. “E in tale prospettiva – ha detto Cosolini – possiamo fin d’ora affermare con forza che “senza ricerca non ci potrà essere una buona sanità!”. Ed essendo ben coscienti – ha aggiunto – della necessità di un più marcato tasso di conoscenza e di innovazione, ma, soprattutto, di una forte integrazione fra i diversi ‘attori’ del settore, ecco il convinto sostegno del Comune di Trieste a un’iniziativa come quella portata avanti dal CBM laddove viene a proporsi proprio quale ‘piattaforma’ per la maggior integrazione fra istituzioni, enti e realtà di ricerca e di impresa; per poter finalmente cogliere tutte quelle occasioni non colte in passato, come quella ora offerta dai finanziamenti europei col Programma “Horizon 2020”. Intendiamo in tal senso offrire il massimo supporto a questa ‘candidatura’ proposta dal CBM, in una chiave opportunamente regionale e non localistica, che punta a dar vita a un distretto BIO, ovvero a una vera e propria “biovalley”, che in prospettiva potrà cooperare anche con le analoghe attività esistenti nelle vicine aree di Slovenia e Austria per poter competere assieme sui mercati mondiali”.
“L’auspicio – ha concluso il Sindaco – è che ora tale opportunità venga chiaramente percepita e necessariamente sostenuta anche dall’Amministrazione Regionale, per non perdere questa imminente importante occasione offerta dall’Unione Europea.”
Da rilevare che il progetto del CBM verrà pubblicamente presentato ancora ai primi di ottobre all’Area di Ricerca, mentre la serie degli incontri su “Costruiamo il futuro di Trieste”, sulle diverse possibilità di rilancio e sviluppo della città, inaugurata oggi, proseguirà con ulteriori appuntamenti di approfondimento tematico, il prossimo dei quali sarà incentrato sui problemi del “welfare” e della condizione sociale.

Tratto da ReteCivica

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