Alojz Rebula, lo scrittore triestino di lingua slovena, è stato insignito dal Sindaco, Roberto Cosolini, del Sigillo Trecentesco del Comune di Trieste nel corso di una cerimonia che si è tenuta nel Salotto Azzurro del Municipio, a cui hanno partecipato le figlie Alenka e Tanja. Erano presenti anche l’Assessore Edi Kraus, il Presidente del Consiglio Comunale Iztok Furlanic con il Vicepresidente Alessandro Carmi, i consiglieri comunali Roberto Decarli, Mario Ravalico e Igor Svab.
“Questa speciale occasione testimonia tutta la stima, la gratitudine e l’affetto da parte mia e da parte dell’intera Comunità verso coloro che hanno lasciato un segno positivo e oggi questo importante riconoscimento va ad Alojz Rebula – ha detto il Sindaco consegnando il Sigillo Trecentesco alla figlia Alenka – alla sua vita straordinaria di letterato che ha un doppio merito, essere grande interprete della cultura slovena, integrante e facente parte del nostro territorio e Comunità e al contempo testimone dei drammi e delle tragedie del Novecento, segnato dalle persecuzioni. Rebula è stato un insegnante e un ‘formatore di sapienza’, di ricchezza culturale della storia e della lingua slovena e per questo Trieste lo ringrazia e lo omaggia del Sigillo Trecentesco nella consapevolezza della ricchezza e della forza del patrimonio culturale della città. E per costruire un futuro migliore per tutta la Comunità”.
La figlia Alenka nel ricevere il Sigillo, a nome del padre (impossibilitato ad essere presente per motivi di salute), ha ringraziato il Sindaco Cosolini e ha letto un messaggio di Rebula espressamente scritto per l’occasione: “Sono figlio del Carso, ma Trieste è parte integrante della mia vita tanto dal punto di vista professionale quanto di quello culturale. Per quarant’anni ho percorso le sue vie come insegnante di latino e greco del Liceo classico sloveno “France Preseren”, ma la città stessa è stata per me fonte di ispirazione letteraria, dai testi che partono dall’insediamento degli Sloveni nell’Ottavo secolo, attraverso il Medioevo, durante la presenza degli Alleati fino ad oggi”. Nel testo Alojz Rebula cita anche la prima novella pubblicata da giovanissimo su Scipio Slataper e i suoi contatti con Fulvio Tomizza e lo scrittore ex-Sindaco Manlio Cecovini, oltre al cordiale stretto rapporto con il Vescovo Bellomi. Infine, Rebula esprime al Sindaco Cosolini riconoscenza per il conferimento del Sigillo quale “conferma da parte dell’Amministrazione di voler valorizzare il mio contatto intimo con questa città, a cui non posso che augurare un futuro quanto più felice ed europeo”.
Alojz Rebula, che è nato il 21 luglio 1924 a San Pelagio, Trieste, da genitori sloveni, e vive con la moglie Zora Tavcar tra Opicina e Loka pri Zidanem Mostu nella Stiria slovena, è insieme a Boris Pahor il più noto esponente della letteratura slovena in Italia. Dalla pubblicazione della sua prima opera letteraria (“Devinski sholar”, 1954) sono passati 60 anni; diversi suoi romanzi sono stati tradotti anche in italiano. Temi cari allo scrittore sono soprattutto quelli legati al cristianesimo e alla cultura classica degli antichi Greci e Romani. Numerose le opere pubblicate che sono state tradotte in varie lingue: romanzi, racconti, opere teatrali e i suoi diari. Tra gli altri, il famoso romanzo “V Sibilinem vetru” , tradotto anche in italiano (Nel vento della Sibilla,1968 – Premio letterario Giuseppe Acerbi nel 1997). Rebula è tra i vincitori del premio Cittadino europeo per il 2014 assegnato dal Parlamento europeo e quest’anno gli è stato conferito dal presidente sloveno Borut Pahor anche l’Ordine aureo per i meriti, una delle più alte onorificenze della Repubblica di Slovenia. L’anno scorso il premio in questione era stato assegnato allo scrittore Boris Pahor, nell’anno del suo centenario.
Tra i riconoscimenti, il Premio Kresnik per il miglior romanzo sloveno dell’anno per la sua opera Nokturno za Primorsko (2005), tradotta in italiano con il titolo Notturno sull’Isonzo, e il conferimento dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (2012).