Di Fulvio Camerini potrei ricordare molte cose: il grande medico, lo scienziato, il cittadino impegnato, caratterizzato da quella passione e da quel disinteresse che trovano l’immagine più efficace nel concetto anglosassone di civil servant.
Ma voglio ricordare l’idea che scienza, sapere e conoscenza valgono nella misura in cui sono condivisi e non gelosamente custoditi come patrimonio personale. È stata questa sua convinzione a spingerlo sempre a far crescere i giovani e a dare vita negli anni ad una grande scuola di tanti bravi professionisti.
E voglio ricordare anche l’estrema semplicità umana. Era fatto così, ma questo lo rendeva ancor più autorevole. Perché chi sa tanto e ha tanto da dare, certo non ha bisogno di particolari formalità o atteggiamenti. Fulvio ti dava tanto, con immediatezza e umanità.
Il nostro ultimo incontro risale a circa tre mesi fa. Andai a trovarlo per sentire le sue opinioni sullo stato della sanità e sul disegno di legge che ci apprestavamo a discutere in aula.
Anche in quella occasione mise al centro di ogni ragionamento il cittadino ed i suoi bisogni e il risultato è che ho appreso più cose in quell’ora e mezza che in tante affollate riunioni.
Attento, aggiornato e impegnato fino all’ultimo, completò il colloquio inviandomi materiale di grande attualità.
Ciao Fulvio, grazie.