TRIESTE CITTA’ EUROPEA: LA VIA PER CRESCERE

TRIESTE CITTA’ EUROPEA: LA VIA PER CRESCERE

Un’occasione per parlare della ritrovata visione internazionale della città dove gli investimenti stanno, nuovamente, arrivando e le opportunità si stanno ricreando. Trieste deve tornare a svolgere un ruolo da protagonista, come era già in passato, in funzione di un grande pezzo d’Europa e deve riacquisire la consapevolezza di essere il capoluogo del Friuli Venezia Giulia, ruolo mai svolto realmente appieno.

Programma_28_marzo_2015

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INGRESSO LIBERO

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PARTE UN NUOVO PROGETTO PER L’AUTOMANUTENZIONE DEGLI ALLOGGI PUBBLICI

Dopo la presentazione, agli inizi di marzo, alla Regione della domanda di finanziamento per l’attuazione di un progetto di autorecupero, la Giunta comunale avvia un “progetto sperimentale di automanutenzione”.  Il progetto sarà attuato in sinergia con Ater della Provincia di Trieste, grazie a un rapporto di stretta collaborazione regolato da un protocollo d’intesa “Accelerazione delle procedure di assegnazione alloggi di risulta di edilizia sovvenzionata e per sfrattati”.

Il progetto di automanutenzione rientra nell’ambito delle priorità dell’Amministrazione comunale verso le politiche abitative. Una priorità che appare ancora più forte nell’attuale momento di crisi economica e sociale che colpisce significative componenti della popolazione, spronando a produrre tutte le innovazioni necessarie per garantire l’adeguatezza dei servizi e la loro sempre maggiore efficacia in una quadro di scarse risorse pubbliche. Tra tali innovazioni quella di razionalizzare e rendere più efficace l’utilizzo delle risorse pubbliche, per riuscire a recuperare, a parità di fondi già stanziati a bilancio, il maggior numero di alloggi così da ridurre il numero delle unità sfitte e dare risposte celeri alla richiesta di abitazioni in locazione a canone sociale.

In questo contesto, il Comune ha attivato da alcuni mesi, in stretta collaborazione con l’ATER della Provincia di Trieste, uno studio per valutare appunto la fattibilità di un “progetto sperimentale di automanutenzione”. Un progetto finalizzato ad accelerare le procedure di assegnazione degli alloggi di risulta di edilizia sovvenzionata e per sfrattati, facendo fronte al notevole incremento della domanda di alloggio sociale a canone compatibile con le condizioni reddituali delle persone e delle famiglie in situazione di disagio. Il progetto di automanutenzione ha una doppia finalità: da un lato consente di riqualificare un patrimonio pubblico di alloggi di risulta con costi di manutenzione ridotti per la Pubblica Amministrazione, con il vantaggio di poter ristrutturare così un maggior numero di alloggi a pari disponibilità di bilancio, dall’altro di accelerare la concessione in locazione degli alloggi ai cittadini che si trovano nelle graduatorie e nelle liste di attesa. Concetto ulteriormente sottolineato dal direttore dell’Ater, Antonio Ius: “L’emergenza abitativa e la carenza di risorse sono fattori caratterizzanti di questi lunghi anni. L’obiettivo del progetto “automanutenzione” è duplice: rimettere in assegnazione alloggi non locabili per carenza manutentiva in maggior numero ed in minor tempo. A tal fine proviamo a chiedere almeno a una parte degli aspiranti inquilini in graduatoria di impegnarsi, a fronte di una più rapida locazione dell’alloggio, a realizzare alcuni interventi di assoluta ordinaria manutenzione, di fatto direttamente realizzabili anche dall’assegnatario. L’ente proprietario/gestore provvede a tutto ciò che concerne la sicurezza e la funzionalità impiantistica, nonché alle condizioni minime per l’agibilità dei locali, l’inquilino provvede direttamente ai lavori di piccola finitura”.
In pratica, il progetto di automanutenzione – nel rispetto delle norme relative alla locazione delle unità immobiliari ad uso abitativo, che impongono al proprietario di garantire la sicurezza e quindi la certificazione degli impianti e le condizioni igienico-sanitarie, oltre ai requisiti funzionali di finiture e serramenti – consentirà il coinvolgimento e la partecipazione dell’inquilino al complessivo ripristino delle condizioni manutentive ottimali dell’alloggio. Sempre nell’ambito del progetto, all’inquilino spetteranno i lavori migliorativi riguardanti l’estetica e il decoro dell’unità immobiliare, come le pitturazioni di muri e serramenti, il rifacimento dei pavimenti e dei rivestimenti, la sostituzione dei sanitari e delle rubinetterie ecc. Ovviamente la descrizione dei lavori sarà disciplinata dagli atti contrattuali, assieme alle specifiche penali in caso di inadempimento anche parziale dell’assegnatario.

Le procedure e le quantità

La sperimentazione del progetto sarà avviata per un anno e sarà formalizzata con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa tra Comune e ATER già richiamato. Si ritiene opportuno e prudente attribuire al presente progetto un carattere sperimentale per poterne verificare la bontà nonché l’eventuale introduzione di modifiche e perfezionamenti.
A oggi un primo gruppo di una trentina di alloggi di edilizia sovvenzionata di proprietà del Comune e dell’ATER è già stata individuato, oltre ad alcuni alloggi per sfrattati di proprietà del Comune.
Nel corso del tempo della sperimentazione verranno, comunque, individuati altri alloggi di risulta idonei alla presente azione, mano a mano che gli stessi verranno restituiti dagli inquilini in essere, tanto che la complessiva sperimentazione riguarderà non meno di una cinquantina di alloggi.
L’Ente proprietario/gestore selezionerà gli alloggi di risulta potenzialmente idonei al progetto e realizzerà, se necessari, gli interventi di competenza. Per l’individuazione degli assegnatari dei predetti alloggi, il medesimo Ente estrapolerà dalle liste/graduatorie in corso di validità (relative all’edilizia sovvenzionata per Ater e agli sfrattati per il Comune) i richiedenti che espressamente dichiareranno, su istanza dell’Ente stesso, la propria disponibilità a farsi carico di lavori manutentivi.

AVVIATO IL CANTIERE PER LA RIQUALIFICAZIONE DI PIAZZA PONTEROSSO

“Buon lavoro all’impresa e mi auguro che faccia presto e bene per valorizzare uno degli squarci più belli della nostra città”. Sono state queste le parole che il Sindaco Cosolini ha pronunciato in occasione della conferenza stampa convocata per la partenza dei lavori per la riqualificazione di Piazza Ponterosso. “Abbiamo di fatto scavalcato il patto di stabilità – ha dichiarato inoltre Cosolini – e speriamo che la ripresa porti un po’ di investimenti all’edilizia.”

Infatti,  tra il 2014 e il 2015 il piano di investimento dell’Amministrazione ha messo in moto numerosi cantieri in città per complessivi 50 milioni di Euro per opere a beneficio dello straordinario patrimonio storico-architettonico della città di Trieste. Lavori che porteranno maggiore attrattività e valorizzeranno zone di alto pregio come piazza Ponterosso grazie a soluzioni estetiche più consone alla peculiare bellezza del luogo.

Nel dettaglio il progetto di riqualificazione, che ha la finalità di rivalorizzare una delle più importanti piazze della città, prevede la realizzazione di un disegno di pavimentazione semplice che, partendo dall’asse baricentrico di via Roma si estende senza soluzione di continuità fino ai marciapiedi perimetrali della piazza.  Il disegno, realizzato con masegni di recupero nell’area più monumentale della piazza circostante la fontana e in lastre nuove di arenaria dall’altra, prevede una tipologia di posa “a correre” con larghezza media dei corsi fino a 50 cm. I marciapiedi posti alla base dei due edifici perimetrali vengono riproposti nella forma ma realizzati entrambi in lastre di pietra arenaria nuova, in modo da garantire adeguate condizioni di accessibilità e facilità di deambulazione per persone a ridotte capacità motorie.
Le sedi viarie preesistenti, adiacenti i marciapiedi perimetrali, vengono riproposte sia come disegno a terra che nella modalità di posa del materiale lapideo, come rilevate in sede di sondaggio. Le aree così pavimentate rappresentano “il segno della memoria storica” dell’antica struttura della piazza, evidenziando all’interno di un unico rialzo centrale sia il basamento dei palazzi che la viabilità interna della piazza.

In particolare, la pietra nuova da impiegare viene proposta con una finitura fiammata, già usata in tutti i recenti interventi di ripavimentazione di aree di pregio nel centro storico cittadino (Piazze Unità, Verdi, Borsa) nonchè “burattata”. Un’idea architettonica che viene impreziosita dalla riproposizione di dettagli e particolari costruttivi presenti nella antica pavimentazione, verificati come ancora esistenti in sede di sondaggio e progettualmente riproposti.
Un elemento di novità caratterizzante il progetto è l’impianto di un filare di 7 alberature della specie “acer campestre”. Una scelta che trova origine nell’utilizzo futuro della piazza che prevede la creazione di un mercato stabile sul rialzo lato “banca” di Piazza Ponterosso. Per valorizzare questo spazio e favorirne l’utilizzo da parte dei cittadini, verificata la sua esposizione al sole, che lo investe dal lato di levante durante tutta la mattinata, si è ritenuto opportuno ombreggiarlo con uno schermo vegetale stagionale. Per quanto riguarda i bagni pubblici attualmente esistenti sul rialzo lato “banca” della Piazza, verificato lo stato di manutenzione degli stessi e riscontratone l’ampio utilizzo da parte della cittadinanza, si prevede la loro conservazione intervenendo esclusivamente con lavori di sistemazione delle parti in superficie con la sostituzione dell’attuale ringhiera realizzata in ghisa, e rifacimento del cordolo in cemento armato posto a base della stessa.

Dal punto di vista della viabilità, il progetto propone una riorganizzazione di via Genova prevedendo la realizzazione di due “aree multifunzionali” adiacenti i marciapiedi ma altimetricamente differenziate dagli stessi e dalla sede carrabile, su cui poter realizzare, a seconda delle necessità contingenti, occupazioni di suolo pubblico temporanee in vicinanza degli esercizi commerciali presenti in zona o collocare aree di sosta riservate a particolari categorie di veicoli. Per queste aree multifunzionali si propone una pavimentazione omogenea nel materiale a quella prevista per i marciapiedi in lastre di pietra arenaria.
Per garantire la massima fruibilità degli spazi ai pedoni in transito, è previsto l’alloggiamento di griglie metalliche all’interno delle conche riservate agli alberi. Elementi che saranno dotati di dispositivi verticali para-tronco, necessari a garantire la stabilità degli alberi nella delicata fase di attecchimento, tenuto conto soprattutto della particolare esposizione dell’area al vento di Bora.

Le due fontanelle in calcestruzzo attualmente ubicate nell’area lato “fontana” saranno demolite in quanto funzionali al mercato che verrà trasferito sul lato opposto della piazza. E’ prevista inoltre la predisposizione impiantistica per l’installazione di future fontanelle sul rialzo lato “banca” in prossimità dei gabinetti pubblici, le cui caratteristiche tipologiche saranno decise in una fase successiva congiuntamente alle strutture fisse del mercato.
Riguardo all’illuminazione pubblica di Piazza Ponterosso, attualmente l’area è servita da 4 lampioni monumentali a 5 fuochi sui rialzi centrali in adiacenza a via Roma, e da 4 pali decorativi a una lanterna vicini agli edifici. Si è scelto il mantenimento dell’impianto esistente prevedendo un’integrazione dello stesso con un’illuminazione d’accento di alcuni elementi architettonici presenti nell’area oggetto di intervento.

Tenuto conto dell’effetto ambientale desiderato, si prevede un’illuminazione d’accento dall’alto della fontana monumentale mediante proiettori di piccole dimensioni a luce bianca da installare sui vicini lampioni storici. Mentre, esternamente alle colonnine in pietra bianca poste in fregio alla fontana medesima, è prevista l’installazione a terra di un’illuminazione a led per accentuare dal basso la presenza dell’elemento monumentale.

Infine, sul rialzo del lato “banca”, al fine di creare un guida visiva a terra per i pedoni in transito lungo la via Roma e di evidenziare anche in orario notturno la presenza del filare di alberature con conseguente effetto scenico di tale elemento sul contesto circostante, si prevede l’installazione di coppie di proiettori all’interno delle griglie metalliche poste alla base degli alberi.

La spesa complessiva per la realizzazione dell’opera ammonta ad Euro 1.865.000,00. Il tempo previsto per l’esecuzione dei lavori proposti è di 300 giorni naturali, successivi e continuativi.

NUOVO SPORTELLO ONLINE PER LE PRATICHE EDILIZIE

E’ stato presentato ai rappresentanti di categoria degli artigiani, principali destinatari del servizio, il “Portale Telematico dell’Edilizia”, il nuovo sportello dedicato che consentirà di svolgere online tutte le pratiche, comunicazioni, segnalazioni relative alle attività edili.

Questa ulteriore innovazione si colloca in un percorso sempre più ampio portato avanti dall’Amministrazione, con grande convinzione e determinazione, nel campo dell’informatica e delle nuove tecnologie: dai certificati online, agli “Smart Tickets” (ovvero il sistema eliminacode installato nei Centri Civici), alla piattaforma “Comuni-chiamo”, solo per citare alcuni esempi, e oggi al “Portale dell’Edilizia”, per espandere queste nuove possibilità, e nel contempo moderne necessità, per meglio operare, con e nell’Ente pubblico. E l’intento è sempre il medesimo: quello di semplificare la vita alle categorie produttive, alle associazioni, a tutti i nostri cittadini, per un’Amministrazione sempre più conosciuta, condivisa e partecipata.

Lo sportello telematico, consentirà innanzitutto quale primo dei procedimenti dell’Edilizia online, la presentazione telematica delle dichiarazioni di conformità degli impianti tecnologici ex D.M. 37/08. Seguirà immediatamente, il secondo dei procedimenti ovvero quello per la trasmissione telematica dei progetti degli impianti termici ex L. 10/91, destinato principalmente agli Ordini e Collegi professionali. L’obiettivo che si è quello di rendere attivi questi due primi procedimenti già dal mese di aprile per poi, dopo una fase di sperimentazione e messa a punto che coinvolgerà anche, con un costante confronto, le Associazioni di categoria interessate, allargare rapidamente il servizio fino a raggiungere e inserire entro l’anno tutte le altre pratiche edilizie. Ovvero, le procedure riguardanti ad esempio l’Occupazione di Suolo Pubblico (spesso legata ad interventi edilizi), la Comunicazione di attività edilizia libera, la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività, anche in sanatoria), la Denuncia di Inizio Attività alternativa al Permesso di Costruire, il Permesso di Costruire (anche in sanatoria), Proroghe e Volture, Fine Lavori, Agibilità, l’Autorizzazione Paesaggistica semplificata e ordinaria, l’Accertamento di Compatibilità Paesaggistica, le Attestazioni per definizione Condoni edilizi, le Attestazioni per usi fiscali e altre attestazioni, l’Accesso Atti e richiesta di copie conformi.

Nel percorso di digitalizzazione del Comune di Trieste, il 2015 sarà insomma l’anno dell’informatizzazione delle pratiche edilizie: dopo un importante lavoro svolto negli ultimi anni sugli strumenti per una gestione più efficiente e informatizzata delle pratiche, si sono infatti avviate, a fine 2014, le attività per poter realizzare questo Portale Telematico dell’Edilizia, sfruttando l’esperienza e le competenze digitali maturate ed estendendo gli strumenti già utilizzati nel settore Attività Economiche.

Il Portale dell’Edilizia consentirà di gestire in maniera completamente telematica la presentazione di comunicazioni, segnalazioni o istanze e di avviare on-line qualunque procedimento relativo all’Edilizia, in linea quindi con quelle che sono diventate le modalità operative e di dialogo che pervadono oggi tutti gli ambiti, sia lavorativi che privati. Ed è significativo sottolineare che, oltre alla presentazione telematica dei documenti, che potrà avvenire in qualunque momento della giornata, superando quindi la necessità di adattare i propri tempi a quelli dei servizi di sportello e senza alcuna attesa in coda, il Portale consentirà anche di verificare lo stato di avanzamento della pratica e di dialogare con gli uffici istruttori per tutte le esigenze di integrazioni e infine per il rilascio, dove previsto, dell’atto autorizzativo finale. In definitiva, si tratterà di una grande operazione a favore degli utenti, ovvero, in questo caso, degli operatori delle nostre categorie produttive cittadine, ma, nel contempo, sarà anche una rilevante occasione per il rinnovamento e la riorganizzazione dei nostri Uffici. Basti pensare, ad esempio, al superamento della storica consuetudine della protocollazione manuale, che consentirà un’utile redistribuzione e miglior impiego delle risorse umane disponibili.
Lo Sportello Telematico per l’Edilizia, quindi, consentirà importanti risparmi in termini di velocizzazione delle pratiche, superamento di tempi di attesa, dovere di recarsi negli uffici, di attendere code eccetera, ma anche di ridurre significativamente le imponenti masse cartacee di documenti che finora eravamo tutti costretti a dover conservare e accatastare nelle nostre sedi e luoghi di lavoro.

Da un punto di vista più spiccatamente tecnico-operativo va tenuto presente che l’accesso ai servizi telematici presentati oggi è destinato a professionisti e operatori che già si rapportano ad altri servizi della P.A. attraverso il canale telematico e non richiedono quindi nessuna strumentazione aggiuntiva rispetto a quella già utilizzata. Stiamo parlando quindi di un PC collegato a internet e della CNS (Carta Nazionale dei Servizi in possesso di tutti gli operatori economici) o della CIE (Carta di Identità Elettronica) per effettuare l’accesso, della firma digitale e della PEC (Posta Elettronica Certificata) per la sottoscrizione e l’effettuazione delle comunicazioni telematiche.
Tutte le domande presentate attraverso il Portale Telematico saranno automaticamente protocollate e al termine della compilazione della domanda sarà rilasciata una ricevuta con l’assegnazione contestuale del numero di protocollo generale, pertanto non sarà necessaria alcuna ulteriore attesa per avviare le attività che prevedano una semplice comunicazione o segnalazione. Ed è perciò evidente come tutto ciò rappresenti una svolta epocale che va incontro, in modo decisivo, alle aspettative più volte manifestate dagli operatori.

BIBLIOTECHE DIFFUSE: NASCONO IN CITTA’ 3 NUOVI PUNTI LETTURA

Fin dal 2013 l’Amministrazione ha dato il via a un potenziamento dei luoghi dove il cittadino può consultare e leggere. Così, oltre alle biblioteche comunali, grazie alla collaborazione di associazioni e comitati di genitori, che hanno palesato il loro interesse di partecipare alla gestione del bene comune, stanno nascendo nuovi punti lettura per rendere il servizio sempre più fruibile dai cittadini e residenti. Un altro progetto che dà piena attuazione al principio costituzionale della sussidiarietà e aumentara la consapevolezza dell’importanza della co-gestione dei beni pubblici, tra Amministrazione e cittadinanza.

In quest’ottica, è già stato avviato un ‘punto biblioteca’ – aperto a tutti i cittadini – all’interno della residenza comunale per anziani Casa Serena, in cui sono disponibili al prestito esterno libri, riviste e materiali multimediali.
Successivamente, nell’autunno del 2014, in collaborazione con i comitati e associazioni di genitori, si è dato vita all’iniziativa “Il filo che ci lega” – elaborata dal Comitato di Genitori “Insieme sull’altipiano”- che prevede l’apertura sperimentale di una biblioteca ludoteca nei locali del Centro Civico di Opicina, a cura dal Comitato, anche grazie alla collaborazione della II Circoscrizione.
Ora è il momento del punto di lettura all’Istituto Comprensivo di Roiano Gretta: una biblioteca scolastica nella scuola secondaria di primo grado “Pietro Addobbati” aperta in alcuni pomeriggi alla settimana, a disposizione dei ragazzi del quartiere. La proposta di Biblioteche Diffuse sta prendendo piede con due obiettivi importanti, cioè creare quante più possibilità di fruizione del patrimonio pubblico, diffondendo conoscenza, informazione, civismo; con la consapevolezza che consentire l’accesso a questo patrimonio significa anche far crescere, e lo dimostrano i numeri elevati finora registrati nell’attività svolta dalla biblioteca Gambini, che hanno segnato una vera svolta. Inoltre, l’intento è di coinvolgere i cittadini a diversi livelli nella promozione e valorizzazione del bene pubblico. Un discorso già praticato su altri fronti, ad esempio nell’affidare alcuni spazi verdi alla cura dei cittadini. Lo stesso principio lo interpretiamo in questo progetto comune, che dà l’opportunità di poter accedere a un network in punti diffusi sul territorio partendo dalle biblioteche, e che contiamo di estendere grazie alla partecipazione dei cittadini.

La volontà è quella di far collaborare i cittadini alla fruizione dei beni pubblici in luoghi d’incontro e di aggregazione per tutta la comunità, in modo da veicolare cultura ed educazione. E si continuerà a sostenere, tramite il supporto del Servizio Biblioteche Civiche, ulteriori percorsi partecipati per l’apertura sperimentale di biblioteche e punti di lettura aperti alla cittadinanza, nel quadro di tutte le iniziative che si stanno portando avanti per la gestione comune del bene pubblico. L’idea è di coinvolgere realtà e soggetti che abbiano biblioteche di interesse collettivo e fare sistema per ampliare il servizio.

Infine si ricorda che i cittadini possono accedere da casa come da qualsiasi dei punti lettura al Servizio bibliotecario nazionale (www.sbn.it) per sapere qual è il punto lettura più vicino dove si può trovare il libro che interessa.

A TRIESTE LA RIPRESA E’ POSSIBILE

Un piano di lavori pubblici per quasi 50 milioni di euro costruito faticosamente a causa del patto di stabilità, iniziato con le scuole, priorità assoluta (in pochi mesi abbiamo sostituito quasi 10.000 mq di pavimenti contenenti vinilamianto e sono partiti 3 grandi cantieri in altrettanti istituti),  che ora interesserà strade, marciapiedi, impianti sportivi; l’avvio di alcune opere di grande rilievo, attese da lungo tempo, come Ponterosso, la riqualificazione dell’ex caserma di Roiano e la galleria di Montebello; la ripresa di investimenti destinati a creare economia e quindi posti di lavoro, cominciando da Arvedi, Silos e Eataly, e altri che come vedremo seguiranno; le novità su Porto e Porto Vecchio; l’impegno nel settore turistico, che sta dando risultati significativi: tanti segni che ci consentono di dire che in una città che in questi anni ha conosciuto, come il resto del Paese, la crisi economica e sociale qualcosa sta succedendo. Non ci sono solo chiusure, quindi, anche se queste lasciano il segno e toccano una parte significativa di un settore commerciale che, peraltro, soffriva già prima della crisi soprattutto in quelle componenti che non si sono innovate dopo che si è chiusa l’epoca della città emporio commerciale dell’Ex-Jugoslavia e dell’Europa dell’Est.

Trieste può agganciare la ripresa, può esserne parte se userà i suoi punti di forza e se, con uno sguardo e un impegno congiunto, deciderà di guardare avanti, di rivolgersi al futuro usando la sua grande storia, non per sterile nostalgismo ma per capire come le si sta riproponendo una funzione strategica che un secolo di guerre, confini, muri aveva compromesso.

A quest’idea di futuro, da costruire giorno per giorno, dedichiamo un appuntamento pubblico nella mattinata di sabato 28 marzo, il cui programma verrà presto svelato.

IL GIOCO DEL RISPETTO: EDUCARE SUPERANDO GLI STEREOTIPI

Sono francamente stupito dalle polemiche e schifato da certe strumentali falsificazioni e quindi sarò chiaro: siamo convinti di quanto ha fatto Trieste introducendo  “Il Gioco del Rispetto”. Perché crediamo nel rispetto, innanzitutto.

La nostra Trieste è sempre stata nel mondo un esempio all’avanguardia nella cultura civica, da Maria Teresa a Franco Basaglia. Noi per primi dunque dobbiamo recuperare il meglio della nostra memoria e della nostra cultura e non aver paura di costruire nuove strade per educare gli adulti di domani.

Abbiamo piena fiducia nel lavoro che hanno fatto gli esperti con questo gioco, di valore scientifico e documentato, che educa al rispetto di genere superando gli stereotipi.
E’ un nostro dovere educare i bambini a essere persone migliori di noi, della società che hanno ereditato.

Qualcuno ha definito scandaloso il programma, per altro facoltativo, ergendosi a difensore della morale. “Il Gioco del Rispetto” non affronta né il tema della sessualità né quello della composizione della famiglia, ma insegna il concetto di uguaglianza.

Mostrare che un padre possa stirare e una madre possa riparare un’automobile non ha nulla di scandaloso. Così come far sentire ai bambini e alle bambine che dopo una corsa i loro cuori battono nello stesso modo e che uguale è il loro respiro. Questo significa semplicemente educarli a crescere nel rispetto reciproco.

Non ci sentiamo “sotto assedio”, anzi le testimonianze di supporto sono tantissime, dall’Italia e dall’estero. Certo non sono urlate con toni inaccettabili e offensive mistificazioni come quella di Libero o di alcuni parlamentari, che evidentemente non hanno modo migliore di guadagnarsi il loro elevato stipendio: non si può fare a meno di pensare che alcuni di questi avrebbero più bisogno del Gioco del Rispetto di quanto ne abbiano i nostri bambini…

SUPERATI I VINCOLI DEL PATTO DI STABILITÀ PUO’ PARTIRE IL GRANDE CANTIERE DELLA GALLERIA DI MONTEBELLO

Può prendere avvio,  grazie all’ottenuta ”liberazione” dell’opera dai vincoli del Patto di Stabilità, l’iter tecnico-burocratico che poi consentirà – più o meno verso la fine dell’anno – l’atteso inizio dei lavori per la completa ristrutturazione e riqualificazione della Galleria di Montebello una delle strutture di collegamento fondamentali per la viabilità cittadina e per l’accesso alla città.

E’ arrivata in questi giorni la positiva risposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla lettera inviata dal Sindaco al Presidente Renzi nel giugno dello scorso anno, nella quale si segnalava la Galleria di Montebello quale opera di assoluta necessità e urgenza, bloccata non da lungaggini burocratiche ma dal Patto di Stabilità. Un indispensabile intervento di ristrutturazione di una galleria collocata in una delle tre principali vie di accesso alla città, quella che collega rioni periferici densamente popolati, la zona industriale e uno dei confini con la vicina Slovenia…(ma che) almeno tre o quattro volte all’anno viene chiusa in seguito a cedimenti che vengono rattoppati alla meglio.  Nella lettera, il Sindaco esprimeva il timore di un eventuale e più consistente cedimento e, in quel caso, del conseguente obbligo di chiuderla improvvisamente a tempo indeterminato per gravi motivi si sicurezza non escludendo il rischio di un incidente, e concludeva sottolineando che per questo intervento il Comune di Trieste dispone delle risorse e del progetto pronto, ma a bloccare tutto è la mancanza di ‘spazi di Patto’ per i dieci milioni necessari. Come si diceva, alcuni giorni fa è giunta la positiva comunicazione di “sblocco” dai vincoli del Patto per quest’opera.

L’avvio del cantiere significa raggiungere due obiettivi importanti: far partire l’iter per ridare nuova funzionalità e sicurezza a una struttura essenziale del nostro sistema di viabilità e non veder sfumare i finanziamenti già a suo tempo ottenuti, ma che prevedevano la condizione della partenza dei lavori entro il 2016 e di cui si rischiava concretamente la perdita se i vincoli del Patto di Stabilità non venivano nel frattempo rimossi.

Toccherà infine agli Uffici tecnici del Comune, e in questo caso in particolare di quelli del Servizio Mobilità e Traffico mettere a punto, anche in coordinamento con la Provincia e la Trieste Trasporti – un adeguato progetto di viabilità alternativa, che dovrà puntare in gran parte sull’utilizzo della Grande Viabilità, considerato che i lavori effettivi comporteranno la chiusura totale della Galleria (24 ore su 24) per 360 giorni, in pratica per non meno di un anno, ma l’opera è assolutamente necessaria e indifferibile, anche per scongiurare gravi rischi.

Quanto al costo complessivo (comprendente anche oneri vari e finanziari aggiuntivi) esso sarà di 10 milioni e 900 mila Euro (di cui le “spese vive” per i lavori veri e propri saranno di 8 milioni e 350 mila circa) e sarà coperto per la maggior parte con fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente (4 milioni e 900 mila, di cui si rischiava altrimenti la perdita), dalla Regione FVG (1 milione e 900 mila), con un ulteriore contributo regionale erogato tramite un “mutuo assistito” (3 milioni e 900 mila) e infine con un minimo impegno per il Comune di 157 mila Euro.
Per quanto concerne l’ampia gamma di lavori che saranno tutti eseguiti con i criteri più innovativi e i materiali più moderni, essi comporteranno: il consolidamento generale della struttura della Galleria, anche in linea con le norme antisismiche, il rifacimento completo della volta con la sua impermeabilizzazione e rivestimento con verniciatura fotocatalitica, rifacimento delle corsie e marciapiedi (anche ricavando una pista ciclabile) e del sistema fognario sottostante e di drenaggio e canalizzazione delle acque reflue; la collocazione di un nuovo sistema di aspirazione con rilevazione dell’anidride carbonica, opacimetri e anemometri; un nuovo impianto di illuminazione anche con fonti illuminanti a raggi UV necessarie per attivare le vernici e i rivestimenti “mangia-smog”; l’installazione di sistemi antincendio con idranti collocati su ambo i lati a 150 metri di distanza l’uno dall’altro e rilevamento automatico degli incendi; segnaletica stradale luminosa, impianto di telesorveglianza collegato alla centrale della Polizia municipale. Nell’insieme la Galleria sarà anche molto più salubre con un occhio di riguardo proprio per il traffico pedonale e dei ciclisti che la percorreranno.

In definitiva, ci sono adesso tutte le premesse affinché la Galleria di Montebello, costruita nei difficili e cupi anni di guerra, tra il 1943 e il 1945, lunga ben 725 metri e con un arco della volta che si sviluppa per 23 metri (mentre è di ben 17 mila metri quadrati la sua superficie totale), torni fra non molto a nuova vita.

BARCOLA: A MAGGIO TUTTO PRONTO PER LA NUOVA STAGIONE BALNEARE

Sono stati avviati i lavori affinché, già dal mese di maggio, tutte strutture della riviera di Barcola siano puntualmente pronte, efficienti e fruibili per la stagione primaverile-estiva. Il sopralluogo dei giorni scorsi è servito per individuare tutti gli interventi necessari a ripristinare la completa funzionalità e a migliorare i servizi lungo la riviera barcolana, una delle zone più apprezzate dai triestini e dagli amanti del sole e del mare.

Tra gli interventi c’è il ripristino delle scalette, delle docce e dei servizi igienici dei Topolini, la pulizia dagli imbrattamenti vandalici, con ritinteggiatura degli spogliatoi dei Topolini stessi, nonché la rimessa a posto della rampa per i disabili. Per quanto riguarda la zona della pineta sarà anche intensificata la cura del verde, verranno riaperti i servizi igienici e saranno ricollocati i passaggi di accesso a mare. Inoltre è stato avviato anche un percorso per riqualificare e migliorare gli spazi dei tre concessionari delle zone ristoro che operano all’interno della pineta.

Una delle novità della stagione alle porte è l’apertura di un bar nei Topolini, che potrà diventare un ulteriore punto di attrazione. Inoltre, dopo un percorso avviato due anni fa, sarà regolamentata sia l’attività dei venditori ambulanti, che non andranno a disturbare i bagnanti, sia l’eccessivo proliferare di manifestazioni estive a Barcola, a beneficio della vivibilità della zona e dei suoi residenti.

PRESENTATO IL PRIMO PROGETTO DI AUTORECUPERO-CASA

E’ stata presentata in Regione la richiesta,  preparata dagli Assessori Marchigiani, Dapretto e Famulari, per ottenere una parte dei fondi necessari per la realizzazione del primo intervento di riqualificazione edilizia “in autorecupero” di un immobile di proprietà del Comune di Trieste da destinare a uso residenziale.

L’immobile oggetto dell’operazione è sito in via Piero della Francesca 4, nella zona di Guardiella e si tratta di un edificio composto da 5 piani e da 10 alloggi di uguali dimensioni (di circa 53 mq ciascuno), costruito nel 1949 e mai sottoposto a ristrutturazione completa; le cui caratteristiche, e lo stato complessivo, con alloggi attualmente privi di adeguate condizioni di località e in situazioni manutentive e impiantistiche pessime, hanno convinto il Comune, proprietario dello stabile, a sperimentare proprio qui la prima iniziativa “pilota” di autorecupero, la quale avrà, tra l’altro, valenza di “test” a livello regionale per verificare l’applicabilità di questa tipologia di interventi su più vasta scala.

Il progetto è stato elaborato da Comune e ATER e prevede per la sua concreta attuazione la costituzione tra i futuri beneficiari di una “cooperativa edilizia di abitazione” che riceverà dal Comune l’immobile in diritto di superficie trentennale e verrà accompagnata, nel processo di autorecupero, da un gestore sociale preposto a prestare assistenza per quanto riguarda sia la formazione all’attività edilizia, sia gli aspetti tecnici relativi alle procedure progettuali. Ovviamente una parte delle attività dovrà essere esternalizzata a imprese professionali, lasciando però agli “autorecuperanti” le attività più leggere, che comunque consentiranno un sensibile abbattimento dei costi.E proprio grazie al contributo regionale (come detto, pari al 35% del costo complessivo dell’operazione), le spese a carico della cooperativa edilizia vengono stimate come equivalenti a una quota mensile di non più di 160 Euro circa!

Il progetto pilota consentirà di raggiungere non uno ma più obiettivi contemporaneamente, tutti molto significativi: da un lato, offrire una buona soluzione abitativa a persone in difficoltà economiche consentendo loro, nel contempo, di fare un’interessante e utile esperienza di apprendimento lavorativo, in più con un importante sostegno pubblico e un abbattimento dei costi; dall’altro lato, l’iniziativa permetterà al Comune, che ne resta alla fine il proprietario, di recuperare e rimettere in uso, con tutti i ‘crismi’ e le più moderne caratteristiche e funzionalità, l’immobile in questione. Primo esempio, cui altri ne potranno seguire – con questa stessa formula dell’”autorecupero” ma anche con altre modalità, quali l’automanutenzione e altre ancora di cui si riparlerà prossimamente – per un complessivo sblocco e rimessa in funzione e sul “mercato” di un ampio patrimonio abitativo pubblico che va mantenuto e migliorato. A tale proposito va detto che a lavori completati il “diritto di superficie” sull’edificio verrà concesso per 30 anni alla “cooperativa edilizia a proprietà indivisa” che ha attuato l’”operazione” di “autorecupero”, con conseguente assegnazione degli appartamenti ai nuclei familiari (almeno 10) che hanno costituito la cooperativa. Ma al termine del trentennio il Comune rientrerà a tutti gli effetti nel pieno possesso dell’immobile, che resta perciò di fatto di proprietà pubblica.

Da sottolineare ancora che la selezione dei membri della cooperativa verrà fatta (dall’ATER) sulla base di limiti di reddito che andranno dal limite massimo ISE/ISEE per rientrare nella fascia A di edilizia sovvenzionata a quello previsto per l’edilizia convenzionata/agevolata. E questo nell’intento di dare risposta alla domanda abitativa di molti soggetti che, pur avendo a disposizione una qualche capacità di spesa, rientrano nella così detta “zona grigia”, risultando “troppo ricchi” per accedere agli alloggi ATER ma “troppo poveri” per rivolgersi al mercato. Inoltre, questo tipo di operazione assume importanza dal punto di vista del recupero del patrimonio edilizio disponibile attualmente nella nostra città.

Analizzando in particolare gli interventi previsti all’interno degli alloggi di via Piero della Francesca 4 – tutti ugualmente composti da ingresso, cucinino, soggiorno, due camere e bagno – comprenderanno la bonifica degli scarichi e delle canne fumarie in cemento amianto e la loro sostituzione, il rifacimento e integrazione dell’impianto elettrico e dell’impianto gas con adeguamento alle norme di sicurezza, la costruzione dell’impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria, il rifacimento dei servizi igienici (anche mediante modifiche murarie ove necessario per inserire i sanitari mancanti), la sostituzione di serramenti, pavimenti e rivestimenti, la tinteggiatura e revisioni varie; inoltre, sulle parti comuni del fabbricato, il rifacimento degli impianti elettrici/elettronici condominiali (con apriporta e citofono, impianto TV terrestre e satellitare, impianto telefonico, illuminazione scale e cantine, inserimento impianto fotovoltaico a supporto dei servizi comuni), la centralizzazione dei contatori gas, il rifacimento delle colonne idriche, sostituzione di serramenti, sistemazione intonaci e tinteggiatura del vano scala, sistemazione degli intonaci esterni e posa del “cappotto”, con isolamento del sottotetto, rimessaggio della copertura e sostituzione delle lattonerie. Sarà svolta un’ampia gamma di lavori, dai più semplici ed essenziali fino a quelli strutturalmente più complessi e a quelli capaci di garantire allo stabile rinnovato la disponibilità dei più moderni ausili tecnologici. Naturalmente agli “auto-recuperatori” verranno assegnati i lavori più semplici, mentre quelli più complessi saranno svolti dalle imprese. Cionondimeno si può prevedere che proprio l’apporto dei neo-“auto-recuperatori” potrà coprire fino al 50% delle opere da eseguire.

L’intera operazione rappresenta un nuovo importante tassello per l’estensione del comune impegno nelle politiche abitative e ciò, da un lato, per fronteggiare una crisi economica e sociale pesantissima che sta colpendo componenti significative di popolazione, e, dall’altro, per produrre quelle innovazioni necessarie a garantire l’adeguatezza dei servizi e la loro sempre maggiore efficacia in un quadro di risorse pubbliche scarse.

VISITA ALLA SANDALJ TRADING COMPANY

Un percorso stradale di 150 km dal Porto di Trieste alla celebre Piazza San Marco di Venezia. È la distanza che si potrebbe percorrere seguendo la fila ordinata dei 150 mila sacchi di caffè crudo movimentati nell’arco di un anno dall’azienda Sandalj, una delle più importanti realtà del settore caffeicolo italiano ed internazionale. Con questa immagine si è aperto l’incontro tra la massima istituzione cittadina e il Consiglio di Amministrazione della società di import-export che ha accolto il Sindaco Roberto Cosolini negli uffici affacciati al Canal Grande di Trieste.

Alla presenza della stampa ha preso il via una chiacchierata informale tra il Sindaco e i consiglieri di amministrazione della Sandalj, la dott.ssa Theresa Sandalj, azionista di maggioranza, il Presidente Enrico Venuti, Edy Bieker, amministratore delegato e responsabile della qualità e della formazione e Maurizio Rossmann, amministratore delegato responsabile dell’area amministrazione e finanza. Enrico Venuti ha voluto raccontare al rappresentante del Comune di Trieste l’attività imprenditoriale, che prosegue nel rispetto del progetto tracciato con estrema professionalità e lungimiranza dal dott. Vincenzo Sandalj, «con l’obiettivo della costante innovazione di prodotto e di servizio e la volontà di afferrare i cambiamenti per differenziare l’offerta caffè sul mercato». Come dichiarato dal Presidente Venuti, inoltre, «la volontà del dott. Sandalj era molto chiara: lavoreremo sempre con il Porto di Trieste» tenendo fede alle radici triestine dell’azienda e alla capacità di controllare accuratamente la qualità di ogni singolo lotto di caffè acquistato e venduto.

Il Sindaco Cosolini è intervenuto chiedendo quali siano gli elementi del territorio locale da implementare per agevolare l’attività imprenditoriale svolta nell’ambito dell’industria del caffè, una delle realtà in assoluto più significative. Si è dunque posto l’accento su un tema, molto sentito e attuale, come l’andamento del Porto di Trieste, che oggi vive in gran parte della commercializzazione del caffè, e riguardo alle sue infrastrutture obsolete. Sono stati toccati anche altri argomenti come il potenziamento dei collegamenti tra Trieste e il resto d’Italia e le strutture che negli anni a venire ospiteranno TriesteEspresso Expo, una delle fiere di settore internazionali più attese e di successo.Cosolini ha voluto porre l’accento, con toni di vivo compiacimento, sulla costante ricerca dei più alti livelli qualitativi perseguita dalla Sandalj Trading. Entrare e visitare un’azienda di questo tipo – ha osservato – va al di là del ruolo istituzionale: significa vivere una vera e propria esperienza sensoriale! E la filiera del caffè si conferma sempre più come un’eccellenza di Trieste, sulla quale scommettere anche per il nostro futuro. “Non poteva mancare da parte del primo cittadino anche un commosso ricordo di Vinko Sandalj con un omaggio “alla sua passione, alla professionalità e alle qualità umane che hanno fatto sì che con lui potesse crescere una squadra, dimostratasi poi, a fronte di una circostanza tanto improvvisa quanto tragica, capace di rilevarne degnamente il testimone.”

Il trading di caffè crudo è un punto di riferimento essenziale nel percorso di vita della materia prima e nel processo che va dalla pianta alla tazzina. Nello specifico l’azienda Sandalj, composta da 14 dipendenti e una solida rete commerciale, acquista il caffè dalle piantagioni in circa 30 diversi Paesi produttori e rivende la materia prima alle torrefazioni sparse in tutto il mondo. L’intera attività si focalizza sul caffè preparato con il sistema dell’Espresso ma, superando la tradizione, abbraccia tutto il panorama del caffè e dei diversi metodi di estrazione. L’azienda è specializzata nella selezione di caffè con caratteristiche di eccellenza e tracciabili lungo tutta la filiera produttiva e la personalizzazione dell’offerta con la creazione di miscele speciali o su richiesta. Tutti i campioni di caffè vengono controllati e valutati da un punto di vista della qualità e delle proprietà organolettiche e sensoriali prima di essere acquistati.Durante l’incontro Maurizio Rossmann è intervenuto per confermare il successo della Sandalj: «abbiamo consolidato un importante trend di crescita con oltre 25 milioni di euro di fatturato e un continuo miglioramento della gran parte degli indici di bilancio ad attestare la solidità patrimoniale e finanziaria dell’azienda». Successivamente, Edy Bieker ha sottolineato come il servizio offerto sia diventato un punto di riferimento anche per gli operatori più giovani e per i piccoli torrefattori, in tutto il mondo, che condividono l’obiettivo dell’alta qualità e spingono il mercato verso i caffè particolari, contribuendo così alla cultura del caffè, «un altro dei pilastri su cui poggia la Sandalj».  La conoscenza del caffè passa, infatti, attraverso i corsi di formazione dell’Accademia del Caffè, parte integrante della Sandalj Trading Company, rivolti sia ai clienti esteri che a quelli italiani ma che in alcune occasioni aprono le porte anche al pubblico più interessato.

L’incontro si è concluso presso il laboratorio di assaggi della Sandalj, dove abitualmente Edy Bieker e i suoi collaboratori selezionano tutte le partite di caffè – 35 mila tazzine all’anno – con una precisa metodologia di preparazione in Espresso e successivo assaggio. Descritta la consueta procedura di valutazione, il Sindaco e i presenti hanno potuto mettere alla prova le proprie abilità di assaggiatori per rintracciare gli aromi e i gusti predominanti nelle tazzine preparate con diverse tipologie di prodotto, dal confronto tra un caffè di specie Arabica e un Robusta a una selezione di pregiati lotti tracciabili provenienti dal Brasile e dal Guatemala.

ISTITUITO CON AMBIENTALISTI E CITTADINI UN TAVOLO PERMANENTE SULLA RICONVERSIONE DELLA FERRIERA

Si è svolto nei giorni un incontro in Regione per illustrare alle associazioni ambientaliste il progetto di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo produttivo dello stabilimento della Ferriera di Servola predisposto da Siderurgica Triestina S.r.l. del Gruppo Arvedi.

La riunione, fortemente voluta dal Sindaco di Trieste e dalla Presidente della Regione, è stata l’occasione per elencare tutti i passaggi previsti dal recente Accordo di Programma stipulato per definire le azioni e i tempi degli interventi da effettuare nell’area dello stabilimento. Un confronto reso possibile grazie alla disponibilità del Gruppo Arvedi a avviare un percorso di risanamento trasparente, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni e pronto a confrontarsi con la cittadinanza.

E’ dovere delle istituzioni ascoltare la preoccupazione dei cittadini e fornire loro tutte le spiegazioni utili e necessarie per affrontare un progetto così complesso, per questo Comune e Regione hanno deciso di programmare degli incontri periodici con le parti interessate per monitorare tutte le azioni necessarie per arrivare al risanamento ambientale dell’area e riavviare l’attività industriale.
Il tavolo permanente, quindi, servirà a dare garanzie alla cittadinanza e ai lavoratori in termini di sicurezza, di salute e naturalmente anche di compatibilità ambientale.
Di fatto, l’istituzione del tavolo inaugura un metodo nuovo, che consente una verifica passo per passo della situazione, e ciò potrà consentire di superare anche la storica distanza e sfiducia della città nei confronti della questione Ferriera, perché l’obiettivo è che l’industria possa continuare a fare l’industria, senza più inquinare l’ambiente e senza più destare preoccupazioni per la salute dei cittadini.

Nel dettaglio il piano di risanamento presentato dal Gruppo Arvedi, consiste nello smaltimento e rimozione dei rifiuti che si sono accumulati negli anni, nella messa in sicurezza dei suoli e delle acque sotterranee. Per quanto riguarda lo smaltimento e la rimozione dei rifiuti, invece, avverrà previa nuova caratterizzazione del “cumulo storico” di diverse migliaia di metri cubi, mentre lo smaltimento avverrà all’esterno dello stabilimento. Per la messa in sicurezza dei suoli sono previsti interventi di ripavimentazione di strade e piazzali in calcestruzzo e con geomembrane. Per la messa in sicurezza delle acque è prevista una nuova rete di raccolta e di trattamento, oltre all’installazione di nuovi piezometri. Questi interventi si realizzeranno contestualmente alla messa in sicurezza degli impianti, anche con l’installazione di cappe aspiranti in grado di captare le cosiddette emissioni diffuse “fisiologiche”.

Durante l’incontro è stato dato particolare rilevo all’illustrazione degli interventi tesi a eliminare completamente i fumi provenienti dalla cosiddetta “area a caldo”, attorno a cui si focalizzano le preoccupazioni dei comitati di cittadini. La volontà, è stato ribadito, rimane quella di far sì che l’impianto siderurgico sia tra i più avanzati al mondo in termini di compatibilità ambientale. Qualora gli impianti che si andranno a realizzare non dovessero soddisfare gli standard di contenimento delle emissioni attesi l’Azienda si è impegnata a rivedere il Piano Industriale.

Sia le Istituzioni sia l’azienda sono a disposizione per spiegare il progetto, mentre è già stata calendarizzata la prossima riunione del Tavolo Permanente fissata a metà del prossimo mese di marzo.