Questa è una sintesi dell’intervento del Sindaco in occasione del secondo report di mandato: a questo è dedicata una dettagliata pubblicazione, mentre l’intervento si sofferma anche in particolare su temi di estrema attualità per la città.
E’ un dovere etico e politico rendere conto ai cittadini dello stato di avanzamento dei risultati, delle difficoltà e degli impegni che si vogliono portare a termine. Fa bene alla trasparenza e avvicina i cittadini alle Istituzioni, obiettivo, oggi più che mai, fondamentale. È il momento centrale di un dialogo continuo che cerchiamo di avere con la comunità e le forze vive di questa città, a cui chiediamo anche un apporto critico.
Lo abbiamo fatto nel 2012 e quest’anno abbiamo innovato la formula. Prima del Report finale si sono tenuti 5 appuntamenti tematici con gli assessori: “Trieste Città delle persone”, “Cultura e turismo”, “Ambiente e qualità del territorio”, “Partecipazione e valorizzazione del territorio”, “Economia e Sviluppo”.
Io, invece, farò un ragionamento complessivo, condizionato anche da alcuni fatti di stringente attualità, mentre nelle prossime settimane organizzaremo altri 5 incontri con me per approfondire i temi trattati nel Report di Mandato #2 .Vi risparmio, perciò, un lungo, dettagliato e forse noioso elenco. Mi limito ad alcuni tratti di sintesi:
– Abbiamo lavorato per superare il rischio di isolamento: moral suasion sui collegamenti (ottenendo un primo risultato sui treni per Milano e una proposta di FS per il porto), per connettere Trieste con altre città europee, promuovendo eventi comuni con Vienna, Lubiana, Graz e con la vicina Capodistria. Abbiamo promosso eventi che portano persone a Trieste e la fanno conoscere, i grandi concerti, il Giro d’Italia e Trieste Next..
– Abbiamo messo in cantiere strumenti di pianificazione che guardano ad una città più moderna, più vivibile e più competitiva, approvando il Piano Generale del Traffico Urbano, mentre è in fase di avanzata di redazione il Piano Regolatore.
– Sono state adottate misure per trasparenza e rigore nell’amministrare la cosa pubblica: pubblicità procedimenti e atti, il Comitato di garanzia per validare i curricula dei candidati alle nomine, la riduzione delle società partecipate, degli amministratori e dei compensi: vengono riconosciute competenze e responsabilità. Sono finiti con noi gli eccessi di un vero e proprio “stipendificio” dipendente dalla politica.
– Cultura: scongiurata la liquidazione di due teatri, avvio di un lavoro di riorganizzazione sistemica del patrimonio culturale e museale del Comune (tra un anno lo presenteremo), valorizzazione delle risorse culturali locali (come nel caso di TriesteEstate) e contemporaneamente sviluppo di rapporti internazionali, con Lubiana e Graz e oggi finalmente il ritorno di un grande appuntamento con l’arte contemporanea, con l’installazione di Jannis Kounellis
– Più servizi via web: ComuniChiamo, certificazioni anagrafiche online, il percorso insomma verso una Smart City: informazioni in tempo reale sui cantieri, viabilità, servizi per i turisti, mobilità elettrica, 10 stazioni di ricarica per auto elettriche, interventi di automazione per il risparmio energetico.
– Economia: assunte iniziative importanti per ferriera, siti inquinati, turismo e commercio.
– Decisioni su progetti che sono in grado di mettere in moto nuovi investimenti, dar fiato all’edilizia e valorizzare aree e infrastrutture: oggi Park Audace, a breve Campo Marzio.
– Aumentati i posti in asili, il numeri di anziani seguiti, le persone in difficoltà assistite.
– Ambiente: definito il Piano Ambientale per la città, avviato il piano di classificazione acustica, nuovi Piani di Azione Comunale, avvio del risparmio energetico in 40 edifici comunali, prossimo il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile.
Tra le grandi operazioni in quest’ultimo anno c’è la fusione Hera Acegas-Aps che porta:
- Più valore al patrimonio del Comune che partecipa assieme ad altri Comuni al controllo pubblico su una grande Multiutilities.
- Più risorse per i servizi ai cittadini perché aumentano gli utili che destiniamo ad interventi sociali
- L’ ampliamento della gamma e della qualità dei servizi
Assieme ad Acegas-Aps, a breve, presenteremo durante un evento pubblico:
– Investimenti sulle reti
– Svolta sulla gestione ambientale
– Una serie di iniziative di orientamento al cliente “Customer care”: intanto agli sportelli i tempi medi di attesa sono passati dai 30-40 minuti a 10 e quelli al call-center da 8 minuti a 30 secondi.
Qualcuno paventava perdite occupazionali per effetto dell’intesa: non ci sono e non ci saranno; su questo c’è stata un’intesa fra i sindaci di Trieste e Padova e i sindacati recepita dall’azienda.
Qualcuno temeva che Acegas-Aps venisse “mangiata”: c’è, resta, ha sede e presidente triestino, versa le tasse in questa Regione, semmai la novità è che da 1 gennaio 2013 Hera Trading ha spostato la sede legale a Trieste e questo garantisce una quindicina di milioni in più di partecipazione fiscale a beneficio del territorio.
Questa fusione, quindi, porta a Trieste più valore in tutti i campi.
La creazione del Valore è fondamentale. Per superare la crisi è la priorità. Il circuito virtuoso della creazione della ricchezza e della sua redistribuzione a fini sociali, della competitività economica e della coesione sociale, richiede che l’economia crei valore e determini gettito fiscale che, diventa politiche pubbliche. Altrimenti il pubblico, tra un po’, non potrà nemmeno tamponare gli effetti della crisi.
Questa è una crisi difficile non solo per la sua entità e la sua durata ma anche perché, a differenza di situazioni precedenti, non è possibile usare la leva pubblica, ovvero le opere pubbliche, per rilanciare, attraverso l’edilizia e l’industria collegata l’economia.
Anzi gli obblighi assunti in sede europea per il risanamento della finanza pubblica si sono tradotti in un “Patto di Stabilità” che comprime la possibilità di investimento del pubblico sull’economia locale e che, applicato nelle situazioni non deficitarie bensì sane come quella del nostro Comune, sta diventando un fattore di recessione e un tipico caso di eterogenesi dei fini.
Non poter appaltare 30 milioni di opere e sevizi nel 2013 a Trieste vuole dire: meno gettito Iva e meno imposta sui redditi di imprese e persone, meno salari e stipendi e quindi meno consumi, più ammortizzatori e più sussidi, oltre a meno manutenzioni, meno sicurezza sui marciapiedi e strade, meno interventi nelle scuole…Insomma messa in questi termini il saldo finale del “Patto di Stabilità” per il bilancio pubblico sarà col segno – e non +.
Ma c’è anche un tratto distintivo di questa crisi che differenzia Trieste dalle altre realtà italiane in cui si manifesta forse con maggiore crudezza. Già perché pur in un contesto in cui si estendono povertà ed emergenza sociale, in cui aumentano i disoccupati, qui la crisi morde meno forse perché tirava meno lo sviluppo. Mi spiego: abbiamo una quota di redditi dipendenti dalla competitività dell’economia, e quindi andati in crisi, inferiore ad altri territori: più pubblico impiego, più pensioni che, anche se sempre più erose in potere d’acquisto, sono garantite, una quota elevata di posti in settori come l’assicurativo che ha tenuto ed aumentato, il consumo ancora di ricchezza accumulata nel passato e poi tramandata.
Se questa situazione rende un po’ meno drammatico il presente rende più difficile la prospettiva…..
Questa condizione socio-economica consolidata, unita ad una buona qualità della vita complessiva, ha infatti per molti anni determinato una convinzione diffusa, che poi è diventata un’aspettativa certo non inascoltata dalla classe dirigente di Trieste:
Non si è investito per creare infrastrutture per la creazione del valore.
Si rinviava, si consumava, l’allergia per i costi dello sviluppo prevaleva. Si sono perse occasioni quando le risorse pubbliche c’erano.
Del resto l’immobilismo crea rendite sul piano politico e anche su quello economico
Una Comunità Protagonista: un insieme, un’unità d’intenti fra istituzioni, imprese, forze sociali, cultura, cittadini coesi:perché la Città apra le finestre e liberi l’aria dall’immobilismo.
Ad alimentarlo hanno contribuito e contribuiscono due sentimenti purtroppo non ancora presenti: vittimismo e nostalgismo
Il vittimismo sposta il tiro dai problemi reali e dalle responsabilità e maschera uni e altre
Il nostalgismo trasforma il valore della nostra storia e della nostra identità – grande patrimonio che ci arriva dal passato e che dovremmo usare per il futuro- in un frustrante rimpianto.
Nel migliore dei casi questo cocktail produce un disincantato cinismo così diffuso in una certa triestinità. Ma può accadere altro. Ho la sensazione che il TLT sia nato per agitare la leva del vittimismo e del nostalgismo e creare le premesse per una nuova stagione di immobilismo.
Nel 2013:
- non possiamo mettere in discussione che Trieste sia italiana o dover manifestare per dirlo
- Non possiamo, dopo aver superato confini, vedercene proporre di più angusti
- Non possiamo subire un’altra stagione di divisione ideologica
- Non possiamo veder sfilare bambini e ragazzini inconsapevoli portati ad affermare che Trieste non è italiana e deve essere liberata! Piuttosto dovrebbero essere portati a conoscere e rispettare il lungo itinerario di dolori e di sangue, dalle persecuzioni fasciste verso le minoranze, alla Risiera, dalle foibe ai morti del ‘53, che porta Trieste ad essere libera in Italia e in Europa.
Non sottovalutiamo il fenomeno, attecchisce in persone in buona fede per una serie di ragioni:
a) Crisi genera inquietudine e può portare ad inseguire falsi profeti.
b) Discredito della politica che viene identificata con l’Italia: anche gli scontrini bizzarri e le cene di Natale dei consiglieri regionali hanno portato fieno in cascina a questo movimento.
c) Nostalgismo: inutile perché in realtà non è finita Trieste, è finito l’impero di cui Trieste era unico sbocco al mare (altrimenti Venezia dovrebbe vivere nel ricordo della Repubblica Marinara)
d) Vittimismo anti-italiano: che dimentica le industrie portate qui e poi rimaste, magari privatizzate ma vive e competitive come , Wärtsilä dimentica il Fondo Trieste, la Legge 26 o Pacchetto Trieste, il fatto che l’Italia abbia sostenuto il progressivo insediamento di realtà scientifiche che hanno prodotto posti di lavoro e prestigio internazionale.
Il fenomeno dell’indipendentismo, però, è cresciuto, mentre tutti tenevano un basso profilo scommettendo sul suo esaurirsi.
Serve una battaglia politica e culturale (non bastano le sentenze) di istituzioni, forse politiche e sociali, mondo della cultura, sindacati (si sono visti lavoratori della Ferriera manifestare con chi sta cercando di far saltare l’unica prospettiva occupazionale che hanno (!)).
Aggredire le cause, informare, coinvolgere i cittadini per una lettura reale, non illusoria, delle possibili soluzioni alla crisi. Penso ad esempio a due ambiti dove il movimento ha attecchito:
– nella comunità slovena che deve essere consapevole che questa battaglia li riporta indietro, a una città divisa e segnata da contrapposizioni
– verso i tanti piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, stretti da un’angoscia della crisi, della mancanza di liquidità, banche, Equitalia….Non possiamo lasciarli in mano di chi gli propina una ricetta fuori dalla legalità e dallo stato di diritto. Qua ci dobbiamo mettere attorno a un tavolo, enti locali, associazioni, Agenzia delle Entrate, banche, Acegas-Aps e costruire percorsi di supporto, di accompagnamento, di alleggerimento della pressione, di agevolazione. L’applicazione brutale e ottusa di norme talora sbagliate e soffocanti per il contribuente spesso è più efficace a stritolare chi è in difficoltà piuttosto di ricuperare ricchezza occultata. Oggi siamo al dramma sociale e può diventare disordine sociale.
Trieste sconta una marginalità? Certo abbiamo un problema di collegamenti ma:
ITS, YPO, Global Forum, vertice fra Putin e Letta e gli eventi che arriveranno nel 2014: tanti appuntamenti che ci dicono che Trieste viene vista come importante, centrale e che tutte queste occasioni portano alla sua “scoperta”.
Qualche primo risultato sui collegamenti lo stiamo raggiungendo: dal treno Ts/Mi più veloce di 40 minuti rispetto ai precedenti al percorso, promosso dal Comune, per raggiungere un accordo tra Porto e FS per migliorare infrastruttura e servizi ferroviari.
Il nuovo treno TS/MI è un primo risultato dopo che per anni tutti si sono lamentati ma nessuno aveva fatto una richiesta esplicita a nome del territorio verso Mauro Moretti. Lo ha fatto il Comune insieme con le realtà economiche più interessate, Generali, Allianz e Confindustria, supportati dalla Presidente Serracchiani e un primo obiettivo è stato centrato: consente 1h e 20 di tempo in meno per il viaggio in giornata. Se dimostreremo che la domanda si intensifica potremo negoziare un ulteriore riduzione.
Con Generali e Università abbiamo poi avviato un lavoro concreto per creare progressivamente a Trieste il polo formativo di tutto il Gruppo.
Forse è arrivato il momento che la Comunità prenda in mano il suo destino scegliendo innanzitutto il campo: quello di una città che può e vuole essere importante per la Regione, per l’Italia e per l’Europa.
Il Patto con la Regione, che il capoluogo deve avere, mi pare sia nei fatti di questi mesi e ha come primi obiettivi la soluzione di situazioni critiche quali Ferriera, sito inquinato e la questione collegamenti.
Sulla Ferriera fatemi dire solo una cosa: siamo impegnati nel tentativo di realizzare una missione difficile: far convivere industria con salute e ambiente. Le ricette facili sono state finora solo promesse non mantenute.
Una buona cosa che possiamo fare per il Porto è portare rapidamente a conclusione e a finanziamento, l’accordo con FS.
La priorità, oggi, è liberare tutte le possibilità di investimento che possono creare valore al territorio.
Mi riferisco alle aree strategiche, quali Campo Marzio e Fiera. Mi riferisco al Sin. E mi riferisco al Porto Veccio.
Il TAR ha detto che sostanzialmente se c’è la volontà politica si può fare ciò che si vuole, cerchiamo di costruirla.
Cercheremo, nonostante il Patto di Stabilità, di aprire cantieri e di realizzare qualche opera pubblica: quelle del Piano città e di Pisus, dove abbiamo vinto competizioni sulla qualità progettuale con altre città, Ponterosso e Borgo Teresiano e alcuni interventi significativi necessari nei rioni.
Con la nuova destinazione del Ex-Meccanografico vorremo dare, tra l’altro, anche opportunità a una domanda giovanile nel campo della cultura. In generale credo che un progetto per i giovani centrato sugli spazi, anche in auto- recupero, per associazioni o per progetti professionali e d’impresa, possa e debba essere un segno che la città si orienta verso il futuro.
Un progetto di sistema per il Turismo, per farlo diventare una vera e propria industria diffusa del territorio. Strategia, patto istituzioni/operatori, managerialità. Lo presenteremo già questo mese. Nel 2014 vedremo una Trieste ancora più accogliente, organizzata e bella. Credo che questo metodo possa essere declinato in tanti campi, per esempio, anche per la Città della Conoscenza.
La Comunità protagonista è chiamata a scoprire un diverso valore del termine “bene pubblico”. Bene pubblico non è tutto ciò che è dello Stato, nelle sue diverse articolazioni, bensì della Comunità.
Per questo, e anche per far fronte all’emergenza delle gestioni pubbliche (pensiamo al bilancio 2013 ) per garantire valore, gestione ottimale, per il buon uso del bene pubblico serve un patto:
– Con le imprese, per un’opera pubblica, un’area verde da mantenere
– Con i cittadini, per gestire e usare al meglio gli spazi sociali
Penso a sistematici incentivi a comportamenti virtuosi e di responsabilità dei cittadini (ad esempio lo sconto Tares)
Rafforzare il nostro senso di Comunità, perché solo così ce la faremo.
Un grazie a quanti quotidianamente operano con me e credono sempre all’idea che Trieste Torna Grande, torna protagonista. Assessori, consiglieri hanno un compito difficile. Portano un’etichetta di casta direi contraddetta dai fatti reali e sostengono con impegno e spirito di servizio quel contatto diretto con gente sempre più preoccupata, inquieta, anche rabbiosa, che altri palazzi non conoscono.
Alle collaboratrici e ai collaboratori, dai dirigenti a tutti, un ringraziamento per il lavoro che fate, spesso sottovalutato e una sottolineatura: la Comunità, le persone, i cittadini, le imprese hanno oggi ancora più bisogno di noi e noi dobbiamo stare con loro, aiutarli, con risposte e con servizi efficienti, con responsabilità, professionalità ma anche con quella passione per il bene pubblico inteso come bene di Comunità e con la consapevolezza di quanto possa essere nobile la nostra missione di servizio per sostenere la crescita economica e promuovere la coesione sociale.