A Trieste l’Imu è tra le più basse d’Italia

Nei primi giorni di novembre sono stati pubblicati i dati relativi alle aliquote IMU dei capoluoghi di Provincia italiani. Quasi allo scadere del termine previsto per il 31 ottobre, i Consigli Comunali dei capoluoghi di provincia hanno approvato i propri bilanci e le relative aliquote Imu, dunque è possibile procedere ad un analisi comparativa dei dati relativi all’Imposta Municipale Propria tra le maggiori città italiane e il Comune di Trieste, che per chiarezza già nella scorsa primavera aveva fissato e comunicato le proprie aliquote.

Dai dati del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore tra i capoluoghi di Regione a Trieste si riscuote sulla prima casa l’aliquota più leggera  (solo nella terremotata L’Aquila l’aliquota è inferiore),  addirittura rispetto ai 101 capoluoghi di Provincia, l’aliquota sulla prima casa è la 6a più bassa ed è importante rilevare che l’aliquota più leggera sulla prima casa non si riflette,  peraltro, in modo pesante sulle aliquote previste per gli altri immobili.  Dai dati del Corriere della Sera si evince che la variazione media dell’imposta dovuta a Trieste per l’IMU 2012 rispetto all’ICI 2011 per  le case date in affitto è, tra i capoluoghi di Regione, la più bassa d’Italia.

Confrontando le aliquote previste per gli immobili diversi dalla prima casa con quelle di tutti i capoluoghi di  Provincia, Trieste si colloca comunque sotto la mediana, al 47esimo  posto su 101, e a differenza di molte altre città nel capoluogo giuliano si prevede un alleggerimento significativo per le case locate a canone concordato (da 0,97 a 0,65%); per le case sfitte l’aliquota  (1,00) è al 26esimo posto su 101 Capoluoghi. Per le aliquote ordinarie  si colloca al 42esimo su 101, ma soltanto una decina dei comuni con un aliquota più leggera prevedono, come a Trieste, agevolazioni specifiche per le  imprese. Anche in questo caso bisogna rilevare che tra queste città, i capoluoghi di Provincia si assestano mediamente con aliquote decisamente più alte.

L’Amministrazione comunale di Trieste, dunque,  è riuscita a mantenere le aliquote tra le più basse d’Italia e non ha lasciato nulla di intentato per alleggerire un sacrificio che sarà comunque molto pesante per le famiglie e per gli imprenditori.

Infatti, ascoltando e accogliendo la richiesta dei commercianti e degli artigiani la Giunta si è impegnata a ridurre di un punto percentuale l’aliquota di loro spettanza (dal 9,7 al 8,7) sugli immobili accatastati nelle categorie C1 (negozi) e C3 (laboratori); inoltre, si è creato un fondo straordinario destinato all’attivazione di misure economiche a sostegno di particolari categorie di cittadini (anziani non autosufficienti, disabili gravi, nuclei familiari con mutuo prima casa) che consente loro di beneficiare di un contributo per ottenere una parziale riduzione nel pagamento dell’IMU.

I risultati di questo impegno e delle politiche adottate si possono vedere limpidamente nei numeri riportati dalle testate giornalistiche nazionali, ove si legge che a Trieste l’Imposta Municipale Propria è tra le più basse del nostro Paese.

Approvata dal Consiglio Comunale la proposta di aggregazione AcegasAps-Hera

La decisione del Consiglio comunale di approvare la proposta di aggregazione tra AcegasAps ed Hera è una buona notizia per la nostra città e per tutti i triestini. Si tratta di una scelta che ha tenuto conto, innanzitutto, delle novità intervenute nel mercato dei servizi pubblici locali.

Nella situazione attuale, infatti, gli Enti pubblici possono possedere società che svolgono servizi quali la raccolta dei rifiuti, la distribuzione dell’acqua e del gas, la produzione di energia elettrica, ma non hanno il monopolio di questo genere di attività. Il privato, quindi, può concorrere alle gare e , con offerte più competitive, ottenerne la gestione. Siamo dunque di fronte ad un mercato liberalizzato e con questa nuova situazione abbiamo dimostrato di saper fare i conti.

Aggregandoci siamo diventati più forti e competitivi e ci siamo messi nelle condizioni di proteggere la dimensione pubblica della nostra azienda di servizi. I vantaggi di questa scelta sono evidenti e provo ad elencarli sinteticamente.

1 Partiamo proprio dalla natura pubblica del nuovo gruppo, garantita dal Patto di Sindacato fra circa 140 Comuni e che vede Trieste insieme a Padova, Bologna, Modena e Ferrara nella cabina di regia del controllo pubblico. Non è perciò vero che questa operazione va contro lo spirito del referendum, anzi è vero proprio il contrario.

2 Vengono garantiti gli attuali posti di lavoro in AcegasAps in base all’accordo sottoscritto al momento della fusione e soprattutto grazie ad una dimensione industriale e una solidità finanziaria che consentirà di partecipare alle gare per la distribuzione del gas con eccellenti prospettive future.

3 Trieste conta nel nuovo gruppo. Entra nel Patto di Sindacato dei Comuni, entra nel Consiglio di Amministrazione di Hera e insieme a Padova nel suo Comitato Esecutivo, inoltre esprimerà il Presidente di AcegasAps .

4 AcegasAps continua ad esistere come società autonoma con sede legale e operativa a Trieste. Sempre a Trieste avrà sede legale un’altra importante società del gruppo, Hera Trading con i conseguenti benefici fiscali per la regione Friuli Venezia Giulia e per la città.

5 Hera-AcegasAps diventa la seconda multiutility italiana, primo operatore nell’ambiente, secondo nell’acqua, terzo nel gas e si colloca tra le prime venti imprese industriali a livello nazionale con circa 5 miliardi di Euro di fatturato. La credibilità del suo progetto industriale è riconosciuta dalla decisione del Fondo Strategico della Cassa Depositi e Prestiti di investire circa 100 milioni di Euro per entrare nell’operazione. Si tratta di un intervento dello Stato che rafforza ulteriormente la presenza pubblica nel nuovo gruppo.

6 Abbiamo tutelato nel modo migliore il patrimonio del Comune di Trieste, dunque della città e di tutti i nostri concittadini. Infatti, il concambio tra le azioni AcegasAps che cediamo e quelle di Hera che acquisiamo è decisamente favorevole, tendenzialmente comporterà un incremento tra il 70% e il 100% dei dividendi, che nel nostro caso verranno investiti in opere e servizi del Comune per i cittadini. Sono risorse quanto mai necessarie per coprire i tagli sui trasferimenti dello Stato e della Regione al nostro Comune senza dover aumentare tasse locali o ridurre i servizi sociali. Non è cosa da poco in un periodo in cui tanti sono in difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

A proposto dei rischi che qualcuno ha paventato, va chiarito subito che questi sono inesistenti. La fusione, infatti, non determina aumenti tariffari. La tariffa dell’acqua è decisa dagli ATO (Ambito Territoriale Ottimale), quella dei rifiuti dai Comuni e quella del gas da un’Autority nazionale. L’esperienza di Hera ci aiuterà a migliorare i nostri risultati sulla raccolta differenziata. Infine, abbiamo sottoscritto un accordo per la riduzione dei componenti i Consigli di amministrazione e degli stipendi dei vertici, dando così un nuovo segnale di sobrietà rispetto al passato, dopo che il Comune di Trieste aveva già fatto un’operazione analoga nella società partecipata Trieste Trasporti. In sostanza, ci siamo ispirati a obiettivi di miglioramento della qualità dei servizi, di rafforzamento industriale quindi di tutela occupazionale, di maggior capacità di investimento e di valorizzazione del patrimonio del Comune. In definitiva, è un’operazione fatta nell’interesse della città e dei suoi cittadini.

 

 

 

 

 

 

ITALIAX10 – Scienza al futuro. Anteprima di Trieste Next

Telecom Italia in collaborazione con Nordesteuropa presenta l’iniziativa “ITALIAX10. Scienza al futuro” e dà a dieci giovani ricercatori la possibilità di presentare i loro progetti di ricerca dal palco del Teatro Verdi di Trieste. L’evento verrà trasmesso in live streaming, modalità che permetterà ai ragazzi di interagire non solo con il pubblico presente in sala ma, soprattutto, con chi seguirà l’evento via Internet, sfruttando la forza comunicativa delle nuove tecnologie e le peculiarità aggregative e partecipative dei social network. Sarà, infatti, possibile “dialogare” con i ricercatori via Twitter attraverso #italiax10 e #triestenext.

ECCO TUTTI I PROTAGONISTI DI ITALIAX10

Sono diversi, per provenienza geografica, profili biografici e percorsi professionali. Ma i protagonisti di ITALIAX10 hanno in comune il fatto di essere italiani eccellenti, “cervelli” apprezzati anche all’estero dove molti di loro hanno trascorso lunghi periodi di formazione o lavoro. Alcuni hanno deciso di trasformare la loro idea in un’impresa, tutti tengono a sottolineare che i successi sono sempre frutto di un lavoro di squadra.

Tra loro, Alessandro Baraldi, 45 anni originario di Udine, ricercatore dell’Università di Trieste e responsabile del Laboratorio di Scienza delle Superfici al Sincrotone Elettra di Trieste. Il suo lavoro si concentra soprattutto sullo studio del grafene, il più sottile materiale mai sintetizzato (1 milione di volte più sottile di un capello, 100 volte più resistente dell’acciaio), scoperto nel 2004 dai premi Nobel per la Fisica Geim e Novoselov. I risultati delle sue ricerche potranno essere utilizzati in molti ambiti delle nanotecnologie: dalla produzione di catalizzatori per la conversione di gas dannosi per la salute allo sviluppo di memorie magnetiche di nuova generazione. La più giovane è Irene Chirico, appena 18 anni, di Monsummano Terme (PT), di certo una promessa della scienza. È in procinto di cominciare la Facoltà di Ingegneria, ma ha già meritato il premio Invfactor e l’Attestato d’Onore di Alfiere della Repubblica per aver inventato, insieme a tre compagne di liceo, la scarpa a recupero energetico Hermes, nata dall’idea di recuperare l’energia che si libera facendo jogging. Si tratta di una calzatura che, grazie a un magnete inserito nel tacco, è in grado di produrre elettricità.
Chiara Daraio, 34 anni di Ancona, è invece un ingegnere aeronautico. Riconosciuta tra i migliori 10 giovani scienziati d’America, nel 2006 entra al California Institute of Technology dove è ora professore ordinario di aeronautica e fisica applicata. Nelle sue ricerche, progetta, sviluppa e testa nuovi materiali per il controllo del suono e delle onde elastiche. Tra i possibili sviluppi, anche le applicazioni mediche, come il miglioramento della risoluzione delle ecografie. Tra gli altri premi, nel 2012 riceve il Presidential Early Career Award della Casa Bianca.
C’è poi il 44enne Paolo Fornasiero, dal 2006 professore associato di Chimica generale e inorganica all’Università triestina. Il suo progetto di ricerca, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science sfrutta l’approccio delle costruzioni “Lego” per la realizzazione di materiali e catalizzatori dalle prestazioni eccezionali: vengono assemblate innovative nanoarchitetture utilizzando “mattoncini” dalle dimensioni infinitesime. Sono previste importanti applicazioni nei settori della protezione ambientale (controllo emissioni inquinanti a effetto serra) e dell’energia.
Il padovano Paolo Franceschetti, 29 anni, dottorando in Scienze Ambientali all’Università Ca’ Foscari, è la mente del progetto SOLWA (SOLarWAter), un piccolo impianto di depurazione e desalinizzazione dell’acqua che funziona a energia solare. L’Onu ha inserito la sua invenzione tra le dieci migliori idee sostenibili per lo sviluppo dell’umanità e per il progresso del mondo. Con un kit da 200 euro ogni famiglia potrebbe produrre acqua potabile senza inquinare. Un bel risparmio considerando che un impianto di desalinizzazione costa tra i 5 e i 6 miliardi.
A ITALIAX10 c’è anche chi ha trasformato un’idea in un’impresa, a dimostrazione che i due mondi non sono poi tanto distanti. È il caso di Tommaso Occhipinti, vicentino, 36 anni, ingegnere delle telecomunicazioni che dopo aver partecipato a numerosi progetti di ricerca dell’Agenzia Spaziale Europea, è diventato responsabile di Adaptica, start up che progetta e produce specchi deformabili e strumenti ottico-elettronici per vari settori tra cui astronomia, automazione industriale, misurazioni laser. Ma è anche il caso di Daniele Piazza, 31enne di Lodi, dottorato in ingegneria elettronica e dell’informazione all’Università Drexel di Philadelphia, fondatore e direttore generale di Adant, società che sviluppa e commercializza sistemi d’antenna “intelligenti” riconfigurabili”. Obiettivo: migliorare le prestazioni delle comunicazioni wireless in termini di velocità di trasferimento dati, copertura del segnale e risparmio energetico.
È impegnato attualmente nello sviluppo di un progetto di “micro-rete residenziale intelligente” il ferrarese Michele Rossi, 38 anni, che ha lavorato al Center for Wireless Communications dell’Università della California, San Diego ed è vincitore di 4 IEE Best Paper Awards. La sua idea propone di migliorare l’efficienza energetica, la qualità del servizio elettrico e l’economia di esercizio attraverso l’aggregazione funzionale e intelligente delle utenze connesse a una stessa rete di bassa tensione.
Si rivolge al settore farmaceutico invece l’attenzione di Serena Zacchigna, triestina di 37 anni che lavora all’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb) di Trieste. Il progetto che la impegna, miCARE, ha come obiettivo lo sviluppo di farmaci biotecnologici in grado di agire in caso di infarto del miocardio e scompenso cardiaco, sfruttando l’eccezionale scoperta di molecole in grado di indurre la proliferazione delle cellule cardiache e risolvere uno dei problemi alla base di tali patologie: l’incapacità del cuore di rigenerarsi.
È un “cervello” che si appresta a rientrare in Italia Ester Zito, 35 anni, di Napoli, da tempo impegnata nelle ricerche su una rara malattia metabolica, il deficit multiplo di solfatasi, che porta alla morte in genere prima dei 10 anni di vita. Dopo lunghe esperienze a New York e Cambridge, a fine 2012 tornerà in Italia come ricercatrice dell’Istituto Telethon Dulbecco per guidare il proprio team all’Istituto “Mario Negri” di Milano.

https://www.triestenext.it/progetti/italiax10-scienza-al-futuro/

Fusione AcegasAps-Hera: prospettive di crescita e mantenimento ruolo soci pubblici

Caratteristiche, “filosofia” e aspetti qualificanti della “fusione per incorporazione” tra le multiutilities AcegasAps di Trieste e Padova e Hera di Bologna, alla vigilia del voto che il Consiglio Comunale di Trieste esprimerà lunedì 24 settembre, sono stati illustrati  in Municipio in una conferenza stampa congiunta cui sono intervenuti il Sindaco di Trieste Roberto Cosolini e Daniele Manca, Sindaco di Imola nonchè presidente del patto di sindacato dei soci pubblici di Hera.
In apertura il Sindaco Cosolini ha tracciato il quadro di “una grande operazione industriale che svolgiamo nel primario interesse delle nostre comunità. Un’operazione che nasce non dal mero prevalere di aspetti finanziari ma innanzitutto da un patto politico fra Comuni. Andiamo a collegarci con una grande impresa controllata dalla mano pubblica e che tuttavia è in grado di figurare fra le 20 più grandi aziende italiane. Una società per azioni, quotata in Borsa, che è però caratterizzata da un ‘patto di sindacato’ che garantisce il mantenimento del controllo pubblico da parte dei Comuni. ‘Patto’ che noi ora, con l’ingresso dei Comuni di Trieste e Padova, contribuiremo a ulteriormente rafforzare.”
“L’intento, in prospettiva – ha proseguito Cosolini – è proprio quello di dare un forte contributo alla necessaria riscoperta del senso di una politica industriale nazionale capace di andare al di là delle ‘privatizzazioni’ e del prevalere di meri aspetti finanziari, dei quali proprio l’attuale profonda crisi sta mostrando tutti i limiti. Vogliamo cioè operare, oltre che per apportare concreti benefici alle nostre comunità, anche per dimostrare che mantenere una presenza pubblica nell’economia e nell’industria può non solo essere positivo ma addirittura, se nel segno dell’efficienza e della capacità, garanzia di maggiori benefici rispetto alle pure e semplici ‘privatizzazioni’.”
“Nel concreto, in tal senso comunemente ci proponiamo – ha concluso il Sindaco di Trieste – di conseguire tramite questa operazione una forte crescita dell’impianto societario in grado di sempre meglio competere e di ulteriormente rafforzarsi invitando ad aderirvi ancora altre multiutilities del Nord Est; di ottenere una sempre maggior qualità dei servizi resi ai cittadini; di difendere e mantenere i livelli occupazionali; di rafforzare il patrimonio del Comune in tempi che si annunciano sempre più difficili; di ottenere importanti ricadute fiscali per la nostra Regione, mediante il concordato trasferimento a Trieste della sede legale di ‘Hera Trading’” (“il cui gettito fiscale di un solo anno risanerebbe lui solo l’intero bilancio del Teatro ‘Verdi’”, ha osservato il Sindaco).

Concetti analoghi sono stati subito dopo espressi dal giovane Sindaco di Imola Daniele Manca, che – come detto – è anche il presidente del ‘patto di sindacato dei soci pubblici di Hera’ e che ancora una volta ha voluto ribadire, con grande convinzione e determinazione, che “tutta l’iniziativa è nostra, dei nostri Comuni, che condividono un’idea di sviluppo e una linea di pensiero per la quale dovrà essere sempre chiaro a chi resterà in mano il 51 %, poiché siamo ancora disposti a credere possibile e utile una forte presenza pubblica in una grande azienda nazionale, specialmente in un momento in cui possiamo purtroppo osservare come l’idea di un ‘mercato senza Stato’ sia uno dei fattori scatenanti fondamentali della crisi internazionale odierna.”
“Viceversa la nostra ‘soluzione’ – ha proseguito Manca – può garantire risultati aziendali concreti, oltre che rendite finanziarie importanti per i Comuni che vi partecipano. E in ogni caso – ha osservato – i grandi cambiamenti in atto, i nuovi sistemi europei delle gare, i nuovi e più ampi scenari economici rendono indispensabili gli ampliamenti della base patrimoniale e territoriale delle nostre aziende, laddove una visione municipalistica troppo stretta rischia oggi di venir semplicemente spazzata via.”
“Noi però vogliamo crescere – ha concluso Manca – coinvolgendo le nostre comunità e rafforzando il radicamento territoriale, anche di ogni singolo nostro ‘componente’; non è un’operazione nata per andare a fari affari in Borsa, anche se la presenza in Borsa è oggi necessaria. La sua ‘spina dorsale’ resta pubblica e il suo ‘senso’ è caso mai proprio quello di una battaglia culturale e politica per riaffermare la legittima presenza del pubblico nell’industria. Anche per questo la Cassa Depositi e Prestiti può investire oggi su di noi, in quanto resta chiara e ben delineata la nostra ‘forma di governo’ a maggioranza pubblica e perché essa (la CDP) crede nelle nostre capacità di potenziamento, che intendiamo assieme perseguire. ‘Hera’ in 10 anni di vita non ha fatto che crescere e portare positivi sviluppi alle popolazioni residenti e ai loro Enti. Oggi, con Trieste e Padova, potremo ancora tutti rafforzarci.”

Per completare l’operazione – è stato infine spiegato – tutti i Consigli comunali interessati dovrebbero approvare le rispettive deliberazioni entro il 15 ottobre prossimo, data in cui si riunirà l’Assemblea dei Soci di ‘Hera’ per la ratifica della ‘fusione’.


Dal 1 gennaio 2013 Hera Trading avrà sede legale a Trieste

UN ALTRO TASSELLO IMPORTANTE SI AGGIUNGE ALL’OPERAZIONE IN CORSO E RAPPRESENTA UN PESO SIGNIFICATIVO A FAVORE DELLA FUSIONE .E’ UNA PROSPETTIVA OPPOSTA A QUELLA DELL'”ALLONTANAMENTO” DA TRIESTE.

Un altro tassello importante si aggiunge all’operazione in corso e rappresenta un peso significativo sul piatto della bilancia a favore della fusione: dal 1 gennaio 2013 Hera Trading, società del gruppo Hera, con quasi 2 miliardi di fatturato, avrà sede legale a Trieste.
Nel corso degli incontri svoltisi per l’accordo, oltre a mantenere il punto fermo della continuità di AcegasAps con sede a Trieste, il Sindaco ha  rilanciato chiedendo anche una presenza del gruppo a Trieste, per rafforzare il senso di una fusione equilibrata e per garantire anche il beneficio fiscale di tale presenza. Il patto di sindacato e i vertici di Hera hanno concordato in merito e oggi viene annunciato il risultato ulteriore dell’intesa.
Così la commenta il Sindaco: “E’ un altro valore positivo che si aggiunge ai tanti di questa operazione e conferma come siamo in una prospettiva opposta a quella dell'”allontanamento” da Trieste. Questa è la prova della positività del rapporto con i sindaci e i vertici di Hera, Presidente Tommasi in primis. Ricordo inoltre che nell’ambito del gruppo sarà proprio AcegasAps il soggetto aggregante di altre future fusioni nel Triveneto, il che dà la prospettiva di una crescita di fatturato della nostra azienda.”

Porto Vecchio, Sindaco al Prefetto: avviare il trasferimento del regime di Punto franco.

Pubblichiamo integralmente il testo della lettera che il Sindaco  ha inviato al Prefetto di Trieste e al Presidente dell’Autorità Portuale in data 7 settembre 2012.

Signor Commissario del Governo, Gentile Presindete,

mi rivolgo a Voi con la presente per chiedere formalmente al Signor
Commissario del Governo di avviare il trasferimento del regime di Punto
Franco da una prima porzione del Porto Vecchio di Trieste a un sito da
individuare tempestivamente, ovviamente d’intesa con l’Autorità
Portuale, interessata giustamente a valorizzare le agevolazioni previste
da quel regime in quelle aree dove possono utilmente servire allo
sviluppo di talune attività portuali.
Riporto qui di seguito le motivazioni di questa formale richiesta:

– Si avvia a conclusione al 31/12/2012 la seconda sospensione che
ha interessato in particolare il Magazzino 26 e i suoi accessi, da cui
deriva la necessità di stabilire con certezza  la situazione in cui quel
contenitore potrà sviluppare le proprie attività nel 2013.
– E’ evidente che l’attuale regime di Punto Franco, così come
istituito e disciplinato è funzionale ad attività portuali che, fatta
salva l’eccezione dell’Adriaterminal, non si svolgono più in Porto
Vecchio, né è previsto che vi si svolgano, visto che le strategie
indicate dal progetto di Piano Regolatore e dallo stesso piano
industriale collocano in altri siti lo sviluppo e l’espansione del
nostro scalo e dei suoi terminali. Ciò avviene, del resto, anche perché
le caratteristiche dei porti moderni sono molto diverse da quelle che
ispirarono la realizzazione del Porto Vecchio.
– Ne consegue che questo regime speciale vada a collocarsi laddove
le caratteristiche delle operazioni portuali ne possano trarre eventuale
beneficio.
– Le prospettive, ampiamente note e condivise dall’opinione
pubblica, che sono previste nei documenti di programmazione e negli atti
di concessione, indicano il progressivo insediamento nell’area di
Porto Vecchio di funzioni, servizi e attività che certo non trarrebbero
alcun vantaggio dal regime di Punto Franco, sono totalmente estranee
alle ragioni che l’hanno motivato e che ne giustificano, ad avviso
della dottrina prevalente e di un autorevole recente pronunciamento del
nostro Parlamento, il trasferimento nell’ambito delle aree del Porto
di Trieste. Le funzioni, i servizi e le attività previste oggi per il
Porto Vecchio difficilmente potranno svilupparsi invece in presenza di
quelle limitazioni degli accessi che il regime di Punto Franco
necessariamente richiede.
– In una situazione di grave crisi, economica e sociale, il
recupero e la rigenerazione del Porto Vecchio, destinato
progressivamente a integrarsi con la realtà urbana, rappresentano una
irrinunciabile occasione di investimenti e un motore di occupazione, da
cui la necessità di rimuovere, nel pieno rispetto delle norme, ostacoli
che possano impedirne o limitarne lo sviluppo. Stiamo parlando della più
importante operazione di recupero di un fronte mare esistente oggi in
Europa, e per la quale perciò, nonostante la crisi riduca le capacità di
investimento, si possono attrarre attenzione e investimenti
significativi.
– Alle ragioni di urgenza generale, legate anche alla necessità di
dare un segnale chiaro, univoco e condiviso all’opinione pubblica che
lo aspetta, visto lo stato di lungo progressivo abbandono dell’area,
ne aggiungo una di ordine particolare, ma che interessa migliaia di
cittadini, ricercatori, studenti: la richiesta di trasferimento della
Biblioteca Civica da Palazzo Biserini, che nei prossimi anni sarà
oggetto di lavori radicali di ristrutturazione, al Magazzino 26,
formulata dalla scrivente Amministrazione alla Portocittà S.p.A. e
all’Autorità Portuale di Trieste.  Nell’augurarmi infatti che
questa richiesta incontri quel definitivo assenso che nei contatti
verbali è stato annunciato, è evidente che non possiamo procedere alla
programmazione degli importanti investimenti richiesti da questa
soluzione, senza la certezza del pieno, libero accesso dei tanti utenti
ai servizi della Biblioteca.  Aggiungo infine che la collocazione in
Magazzino 26 appare l’unica in grado di garantire nei prossimi anni la
piena funzionalità dei servizi bibliotecari; altre, che pur abbiamo
valutato, consentirebbero o la sola conservazione dei volumi, o al
massimo un servizio ai cittadini fortemente limitato e comunque non al
riparo da imprevisti che soluzioni precarie determinano.

Vi ringrazio dell’attenzione con cui questa verrà valutata e sono
ovviamente disponibile per ogni chiarimento che si renderà necessario.

Con i migliori saluti

Roberto Cosolini

 

«Il punto franco lo sposto io»

intervista al Sindaco di Gabriella Ziani

Nel gioco dei tanti cantoni la soddisfazione di avere a Trieste qualche cosa di nuovo, e un importante sussulto di economia, e cioé Porto vecchio, rischia di implodere mentre ciascuno aspetta che qualcun altro faccia la sua mossa. Nel frattempo è evidente che sono già in moto forze centrifughe. E quella sintesi operativa da molti attesa rischia di prendere il largo con buon vento. Il sindaco Roberto Cosolini a questo punto non solo lo denuncia. Dice che uscirà dal coro e farà la prima mossa. Sindaco, l’ex presidente dell’Authority Claudio Boniciolli chiede soprattutto a lei perché della questione non si parla in Comitato portuale. Come mai questo silenzio? Nella misura in cui in Comitato portuale si parlerà di Porto vecchio, io ribadirò le cose che ho sempre detto… Se il tema non venisse messo mai all’ordine del giorno, lei, che molto sollecita sullo spostamento del Punto franco, aspetterebbe per sempre? Credo sia arrivato il momento, da qui a settembre si dovrà fare il punto. Ma c’è un nodo di fondo da sciogliere, dal quale derivano tutte le subordinate, e su cui si continua a girare attorno. Porto vecchio deve essere città, oppure porto? Non ci dica che siamo ancora, o siamo tornati, a queste domande di fondo. Certo che sì. Quel Punto franco è di natura portuale. Se l’area deve diventare città (cosa su cui a parole tutti sono d’accordo) da lì si deve spostare. Sarebbe come avere un Punto franco in piazza della Borsa. Allora il sindaco intende promuovere un’azione concreta, o aspetta che altri si muovano? Per me Porto vecchio deve, inesorabilmente, diventare città. E punto. Mi pare che la concessione e in misura parziale anche il Piano regolatore del porto avveri questa destinazione. Ora siamo in una zona di transizione da un passato portuale a un futuro urbano, tra una competenza uscente e una entrante. Gli atti devono essere conseguenti, e lo sono anch’io: prima cosa, togliere il Punto franco, salvo non mi si dica che per esempio sia utile per un certo periodo all’Adriaterminal, da perimetrare. Solo come zona residuale. Ma chi deve fare questi atti? Mi sembra che tutti abbiano bisogno di chiarezza, affinché non si finisca a rimpallarsi le responsabilità. Sì, scriverò al prefetto e per conoscenza all’Autorità portuale chiedendo lo spostamento del Punto franco almeno da un’area di Porto vecchio. Dove quel Punto franco vada spostato ha tutto il diritto di dirlo l’Autorità portuale. Lì dove all’Autorità portuale non serve, invece lo togliamo. L’intensa attività dell’Authority per rivitalizzare Punti e zone franche è in dunque in evidente contrasto con la politica del Comune? Sulle scelte fondamentali di sviluppo del porto (infrastrutture, servizi ferroviari) con l’Authority possiamo essere sufficientemente d’accordo. Su Porto vecchio, e mi dispiace, la pensiamo in modo radicalmente diverso. E qui sta il nodo. Per me l’area dev’essere città, e anche uscire dalla sovranità del Demanio portuale: non mi risulta che il Demanio portuale amministri pezzi di città. Forse non è così scontato per tutti. Ma a Trieste si sono chiusi molti cicli, e questa è l’ultima possibilità di agganciare un tram. Dobbiamo remare però tutti nella stessa direzione nell’attirare investimenti, sulla base di cose reali. Anche i concessionari hanno detto che non vogliono barriere, e il Punto franco è una barriera, altrettanto lo è il Demanio, terza condizione per andare avanti è che Portocittà acceleri la presentazione di un progetto complessivo, e attrattivo di investimenti. I concessionari lamentano crisi dei mercati. E dunque? Fare l’imprenditore oggi è difficile, e io ho il massimo rispetto per chi lo fa. Ma mi sento e mi vedo spesso con l’amministratore delegato di Portocittà, Enrico Maltauro, gli ho detto che mi aspetto che se ci sono persone disposte a entrare in Portocittà con “know how” e quattrini, a loro si spalanchino le porte. Se occorre suggerire, significa che non è stato fatto? Si è presentato un imprenditore solido, Francesco Fracasso, disposto a entrare in Portocittà. Se le premesse sono quelle che mi si dice, posso solo dire che mi auguro che gli venga data la possibilità. Questo imprenditore è venuto anche da me, a sentire che cosa ne pensassi. Al momento non c’è un esito formalmente acquisito. Ma se si afferma che le difficoltà finanziarie portano a prudenza e a ricerca di partner, si accolga chi vuole investire. Il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti lavora per World trade center e Borsa merci. Utili, o cortina fumogena per frenare il resto? È solo riportare la pedina del Monopoli alla casella di partenza. In tempi migliori queste cose non ci è stato consentito di farle, oggi è particolarmente irrealistico. Qui non bisogna dividersi tra scettici e visionari, e aspettare per altri 30 anni cose che non arrivano. La partita si gioca oggi. È finita la possibilità di usare strategie frenanti. Boniciolli uscendo dal porto aveva accusato una “cupola” di potere. Lei la vede, la conosce? Certo, c’è stata, per certi versi c’è tuttora. Ha tante facce, al di là di quella che viene sempre messa al vertice, e intendo Giulio Camber. Di questo reticolo, che ha alla base fortissimi legami tra politica ed economia, logiche protezionistiche e limitazioni del mercato, a Trieste hanno partecipato e beneficiato tanti. Anche alcuni fra quelli che oggi gridano allo scandalo. È un modo di essere della città. Ma oggi non può più alimentarsi. Non ci sono più risorse. Sottolineo: il mio compito non è di dividere, bensì di unire. Per questo, cupola o non cupola, vorrei che remassimo tutti nella stessa direzione. Che giudizio dà dell’anno e mezzo di presidenza di Marina Monassi in porto? Su Porto vecchio son venuti fuori aspetti sui quali decisamente non siamo d’accordo. Sullo sviluppo del porto ci si aspetta che vengano realizzate le cose annunciate. A partire dalla bandizione delle gare per la piattaforma logistica e il terminal ro-ro alle Noghere. Quest’ultima era una promessa, mi attendo che si realizzi.

«Via il Demanio e area al Comune»

«Per un sindaco la ricerca di accordo fra istituzioni è doverosa, e poi sappiamo che discordia genera solo nuova discordia. Dunque – afferma Cosolini prima di annunciare un’altra idea da rendere operativa – io domando: qual è la base dell’accordo? Se Porto vecchio è città e porto, ci mettiamo d’accordo, altrimenti andiamo in direzioni opposte». Ed ecco il piano di lavoro su cui far camminare il processo di sdemanializzazione, affinché sia chiaro che il Comune non vuole impossessarsi di terreni soltanto con un “grazie”. «Secondo la normativa – spiega il sindaco – un processo di sdemanializzazione porta i terreni al Comune, però se il tema che sta a cuore all’Autorità portuale è il valore dell’area, si può fare un accordo fra istituzioni: una parte significativa della valorizzazione delle aree sdemanializzate può essere usata per pagare le infrastrutture del porto nuovo. Il Comune dice allo Stato: sdemanializzi l’area? Io produco in cambio un circuito che produce risorse da indirizzare alle infrastrutture portuali che Stato, ministeri, Cipe e quant’altri non riescono più a finanziare. Non userei i soldi per pagare concerti, voglio dire». Perché tutto questo possa essere almeno preso in considerazione, vanno risolti comunque i problemi obiettivi, tra cui il Piano regolatore del porto: «Questo governo, per il tipo di mandato che ha, e per il tipo di marcia che si è dato, deve garantire – prosegue il sindaco – l’approvazione del Prg, e non rinviarlo al dopo elezioni». Cosolini anche concorda sul fatto che i concessionari dovrebbero rivolgersi al governo per lanciare un appello a investitori stranieri, anche a fondi sovrani (com’era stato suggerito dal Pd Ettore Rosato). Pollice verso, al contrario, sulle ipotesi di ottenere leggi per la defiscalizzazione: «Rimaniamo coi piedi per terra – conclude il sindaco -, non stiamo ad aspettare miracoli secondo me impossibili (se poi arriveranno, li saluteremo con soddisfazione). Ma ottenere regimi fiscali particolari da questo governo, in questo momento, e su questo territorio che fra tutti, per le sue caratteristiche, non è nemmeno fra i più colpiti dalla crisi economica, mi sembra irrealistico, e mi permetto di essere scettico. Se poi qualcuno porterà a casa il risultato, ne avrà tutti i meriti, ma sarà una cosa diversa, una cosa in più. Noi oggi parliamo invece di un regime giuridico che serve a fare porto. E se per decidere sul regime del porto aspettiamo gli altri improbabili regimi agevolati, allora davvero non ci muoviamo più. Nel frattempo sulle piazze internazionali questo viene considerato il più importante intervento d’Europa che riguardi un fronte mare». (g. z.)

Per gentile concessione de Il Piccolo, intervista pubblicato il 3 agosto 2012

Lo yacht in piazza ovvero…..e se mandassimo Kante a Singapore? Il gruppo Benetau sceglie Trieste per presentare il suo ultimo yahct in anteprima mondiale

Edy Kante è un mio caro amico ma è soprattutto un geniale produttore di vini, che ha coraggiosamente aperto la via della produzione di qualità in Carso, continua  a fare innovazione e a sperimentare, è apprezzato da un mercato sempre più difficile.
Ma lasciamolo un attimo e parliamo dello yacht della Montecarlo Y., gruppo Beneteau, esposto e presentato in piazza tra apprezzamenti e anche polemiche.
Intanto. Beneteau è un gruppo francese, leader mondiale della nautica a vela, che qualche anno fa, 4 o 5, decide di inserirsi anche nel mondo dell’imbarcazione a motore: una giovane manager, Carla De Maria, proveniente dal settore, viene incaricata dello sviluppo e deve prima di tutto scegliere la localizzazione: Francia, sede del gruppo e di tanti cantieri? Oriente, vicino ai nuovi mercati del settore? No,propone e Beneteau decide, si va in Italia. La sede più logica sembra Viareggio, piazza leader nel settore ma la scelta, fortemente voluta da De Maria, è per l’area giuliana, zona lisert, sbocco a mare, ottime professionalità, per di più vicina ad una città di cui De Maria si innamora immediatamente, Trieste.
Parte l’avventura, rilevando stabilimento di un gruppo in difficoltà, salvando l’occupazionee anzi incrementandola fino a quasi 200 persone in questi giorni. In un mercato in crisi Montecarlo Yacht, questo il nome della società del gruppo che opera a Monfalcone, cresce e sapete perchè?Perchè investe in innovazione e formazione, ovvero quei fattori di cui tutti si riempiono la bocca nei convegni o quando indicano ricette……
La incontro, visito il cantiere, mi racconta dei progetti e dei programmi, in particolare di due iniziative: la convention mondiale dei venditori e la presentazione mondiale dell’ultimo prodotto, previste per l’estate 2012. Dovrebbero andare a Venezia ma sto un attimo a convincerla a farle a Trieste, si entusiasiama subito.
Giugno 2012: 400 venditori in convention a Trieste, alberghi pieni, entusiasmo per la città.
Luglio 2012: 150 giornalisti da tutto il mondo alla presentazione.
Francamente ne sono felice, per la mia città che di turismo ha tanto bisogno ed ha tante potenzialità, anche perchè fra rigassificatori che non vogliamo, GIUSTAMENTE, ferriere da chiudere, infrastrutture ferroviarie che servirebbero al porto e non arrivanoi, almeno il turismo tira e può ancora crescere.Ne sono felice per una presenza che rafforza poi un tessuto,quello della nautica, legato a questo territorio, alla sua cultura, alla sua storia, alle sue capacità industriali.
L’oggetto di lusso esposto pubblicamente crea disagio?posso capirlo ma……intanto l’alta gamma è l’unica in cui noi italiani siamo competitivi nel campo della produzione, per talento, creatività, design, tradizione.Vale per la Ferrari, l’abbigliamento, gli accessori ecc…
Ma a differenza  magari dell’abbigliamento, qui in Italia non stanno  solo il marchio o la storia, stanno ideazione, progettazione, produzione, e qui, nell’area giuliana.
Certo possiamo negarle la piazza perchè è un oggetto di lusso, magari potremmo anche incoraggiarla ad andarsene a produrre in Corea del Sud o a Singapore così ci liberiamo di questi oggetti e anche dei giornalisti che sabato sera mi trasmettevano la sorpresa positiva di aver scoperto Trieste, di cui parleranno……….
E dopo noi ci riempiremo la bocca di paroloni: filiere di qualità, produzioni di nicchia, industria sostenibile( e Montecarlo Yacht certo lo è, andate a vederla…), di competere sull’alta qualità e non sui bassi costi, di formazione e innovazione (questi brevettanno, e sul serio…) e manderemo avanti tanti altri convegni……..
E magari già che ci siamo, e vengo al mio amico Edy, anche sto vino del Carso! Ci sono bottiglie speciali di Edy che vanno sul mercato a 80/90 euro: io non le consumo, tanti di noi nemmeno,restiamo sullo sfuso, ma siccome è un prodotto da ricchi lo mandiamo via o siamo contenti ed orgogliosi che produca in questo territorio, crei lavoro, cultura, immagine? e si potrebbe continuare: Ferrari, o industrie di arredi che vendono una cucina  a 100.000 euro….
Io Edy non me lo vedo a Singapore e sono contento se sta a Prepotto; lo sono anche se Beneteau e MY hanno scelto Trieste, ne sono stati felici, l’hanno ringraziata e ne fanno parlare in giro.

Porto Vecchio: La Commissione Affari Esteri della Camera ha approvato lo spostamento del punto franco in Porto

Passa così la risoluzione parlamentare proposta e firmata dagli onorevoli Roberto Antonione, Roberto Menia ed Ettore Rosato e appoggiata pienamente dal Sindaco di Trieste Roberto Cosolini.

E’ ufficiale. La Commissione Affari Esteri della Camera ha votato all’unanimità approvando così lo spostamento del punto franco in Porto vecchio accogliendo il testo della risoluzione parlamentare proposta e firmata dagli onorevoli Roberto Antonione, Roberto Menia ed Ettore Rosato e appoggiata pienamente dal Sindaco di Trieste Roberto Cosolini.
“E’ un atto importante e doveroso – ha annunciato il Sindaco Cosolini – necessario per accelerare il recupero e la valorizzazione progressiva del Porto vecchio, quale congiunzione importante con la citta, che scioglie finalmente un ‘nodo’ cruciale e che permette in sostanza di spostare il regime di punto franco limitativo dei processi urbani di sviluppo. A questo punto possiamo pensare di spostare anche soltanto una parte dell’intera area di 600mila metri quadrati, utilizzandone la metà a favore delle attività cittadine. Il mio ringraziamento è a nome di tutta la città perché in questo momento l’utilizzo del Porto vecchio è una delle ‘carte’ più esigibili che ha in mano questa città per il suo rinnovamento”.
Antonione ha messo in evidenza l’aspetto politico della questione: “Finalmente all’interno della nostra città si è ‘condiviso’ un percorso per fare chiarezza, le scelte le faranno le autorità competenti, ma i limiti giuridici dovevano essere definitivi. Si tratta di un parere tecnico autorevole espresso dall’Ufficio del Contenzioso Diplomatico della Farnesina che studia i trattati e valuta gli orientamenti giuridici e votato all’unanimità dai componenti la Commissione Affari Esteri. Anche l’ex Ministro degli Esteri Franco Frattini che ha sostenuto le ragioni dei parlamentari triestini aveva espresso il suo parere tecnico favorevole. E ha anche detto che gli operatori cinesi – ha aggiunto Antonione – hanno visto come ostacolo la questione del punto franco. La realtà giuridica ci consente di affermare sì che le zone franche sono importanti, senza ridurle né eliminarle, ma spostandole nelle zone portuali e retroportuali, per le esigenze del territorio”. Infine un plauso al Sindaco: “A Cosolini va il merito dell’impegno e del metodo di lavoro in appoggio alla risoluzione della questione.Adesso bisogna puntare alla ‘sdemanializzazione’ del comprensorio.L’importante è fare presto per far diventare il Porto vecchio una risorsa importante per la città”.
“E’ inutile la preclusione politica di fronte alla concretezza delle proposte – ha sottolineato Roberto Menia – perché questa città ha bisogno di far convergere le buone energie, anche guardando ad altre città portuali che hanno saputo rivitalizzare le aree spostando le attività in altre zone. L’esperimento di poter entrare in Porto vecchio per visitare mostre come quella su Rocco è riuscito, pertanto ci piace immaginare che altre belle iniziative possano infine rendere viva e non più morta questa parte della città”.
Ettore Rosato ha manifestato viva soddisfazione per il risultato ottenuto: “Penso che aver scelto una modalità di lavoro collegiale, non di protagonismo, abbia sortito effetti positivi. Ci sono molte situazioni da prendere in mano e pensando al Porto vecchio, in un momento come questo di crisi finanziaria, occorre prefiggersi obiettivi appetibili per attrarre gli investitori. E’ un bene prezioso che i vincoli ne hanno limitato le potenzialità, può essere conservato e valorizzato trovando un investitore che non abbia ostacoli. L’area potrebbe essere frequentata liberamente da tutti senza chiedere alcun permesso. Adesso si apre un’altra sfida, con la necessaria approvazione del nuovo piano regolatore portuale”.
Al termine, il Sindaco Cosolini ha voluto ancora una volta esprimere il suo più sentito ringraziamento per la collaborazione da parte di tutti per questo importante primo passo che apre un nuovo percorso condiviso e finalizzato al bene della città e a nuovi slanci per il suo concreto futuro”.

Il Sindaco incontra il Ceo group di Generali Mario Greco

Cordiale incontro in Municipio di Trieste con il “group ceo” e direttore generale delle “Generali” Mario Greco.
L’importante colloquio, estremamente significativo per entrambi gli enti, si è concentrato sul rapporto esistente tra la compagnia assicurativa e la città di Trieste. Il Sindaco Cosolini ha rimarcato quanto le Generali hanno fatto per la città, dalla fondazione fino al giorno d’oggi, qui mantenendo la sede legale e parte della direzione strategica, oltre che creando la Genertel, azienda che ha dato la possibilità a numerosi giovani triestini di trovare un impiego. “Per un’azienda di così rilevante importanza per la città – ha ribadito il Sindaco Cosolini – l’Amministrazione comunale non può che offrire la piena e completa disponibilità per consolidare, in ogni modo, questo buon rapporto”.
Dal canto suo anche il “group ceo” Mario Greco ha garantito la massima collaborazione, considerando “un dovere quello di mantenere i più intensi rapporti con la città che, da sempre, ha permesso alle Generali di lavorare così bene”.
Trieste, secondo il direttore Greco, dispone tra l’altro di un ottimo sistema universitario, capace di preparare eccellenti professionisti, volonterosi e in grado di crescere assieme all’Azienda. “Anche per tutte queste ragioni siamo molto legati alla nostra sede legale di Trieste – ha dichiarato Greco – e la consideriamo un valore aggiunto per il Gruppo.”
Infine, l’Amministratore Delegato della compagnia assicurativa ha sottolineato al Sindaco come un Gruppo internazionale come le Generali necessita di infrastrutture e di collegamenti molto efficienti che permettano di collegare Trieste alle principali piazze mondiali. Su questo punto, condiviso anche dal Sindaco, entrambi gli interlocutori hanno convenuto sulla necessità di coinvolgere le istituzioni competenti e le realtà interessate per opportuni interventi in questa direzione.
Cosolini, a conclusione dell’incontro, ha ricordato l’importanza delle naturali relazioni internazionali della città di Trieste con Austria, Slovenia e Croazia. Anche qui, il primo cittadino ha auspicato una collaborazione attiva con le Generali per ricostruire pienamente quella rete di rapporti già fonte di sviluppo in passato, e forse troppo trascurati negli anni più recenti.