«Le affermazioni del sottosegretario sloveno Jakomin ribadiscono l’indisponibilità della Slovenia ad operare per il collegamento tra i porti di Trieste e di Capodistria: è un errore, perché rinunciare alla cooperazione fra i porti di questa parte dell’Adriatico non rafforza nessuno, visto che Trieste, Capodistria e Monfalcone fanno insieme a malapena un medio porto moderno.
Prendiamo atto certo con rammarico della posizione slovena e consideriamola determinante una volta di più per sviluppare il nostro sistema portuale. Due sono a questo punto le nostre priorità: l’unità della città nell’ottenere i necessari investimenti per il potenziamento delle nostre infrastrutture portuali e di collegamento – da troppo tempo attese da un Governo distratto e disinteressato a Trieste e quanto mai utili per aprire la porta ai potenziali investitori – e, in secondo luogo, una pronta iniziativa per l’integrazione fra Trieste e Monfalcone, a partire dall’istituzione di un’unica Autorità portuale»
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Le proposte di Roberto Cosolini per lo sviluppo del Porto
Dopo l’incontro di lunedì incentrato sul turismo, Roberto Cosolini punta dritto su uno dei temi caldi della campagna e lo fa nel secondo forum programmatico intitolato “Rilanciare la funzione internazionale di Trieste: strategia generale e sviluppo del porto”, tenutosi all’Urban Hotel Design.
Forte dell’ampio dibattito già innescato in questi mesi di campagna elettorale, il candidato sindaco del centro sinistra non ha dubbi sui responsabili di questa situazione di stallo e sulle priorità d’azione.
«Trieste non può accettare di perdere un investimento imponente come quello di Unicredit» ha tuonato Cosolini «Finiti gli annunci roboanti, il Ministro Frattini è sparito colpevolmente, lasciandoci senza una chiara indicazione su qual è il sistema dell’Alto Adriatico voluto dal Governo. Come se non bastasse Regione e Comune sono volati a Roma più per garantirsi e spartirsi poltrone, che per pensare al bene dei cittadini. La funzione internazionale di Trieste – in tutti gli ambiti – ha bisogno di collegamenti. Siamo isolati e in questo isolamento ci sono pesanti responsabilità del centro destra nazionale, regionale e locale».
La volontà da parte del candidato sindaco è chiara: puntare tutto sugli investimenti nelle infrastrutture per far sì che il Porto possa ancora essere considerato appetibile.
Le urgenze si contano sulle dita di una mano e Cosolini le inanella:«Attuazione delle opere del Piano regolatore varato da Boniciolli (e in particolare raddoppio del Molo VII e piattaforma logistica), accordo con Ferrovie e Regione per il potenziamento dell’attuale collegamento ferroviario, che con investimenti contenuti è in grado di arrivare a trasportare un milione di teu all’anno (quasi 4 volte il volume attuale), abbattimento delle tariffe ferroviarie anche grazie al superamento del monopolio della gestione dei trasporti, creazione della zona retroportuale a Fernetti o Prosecco, magari anche in parziale regime di punto franco, incentivi sugli accordi con gli spedizionieri locali e internazionali e, infine, la realizzazione di un sistema portuale con unica Authority fra Trieste e Monfalcone, che potrebbe addirittura preludere a una fusione amministrativa delle due province».
Porto: non possiamo piangere se Capodistria corre, Trieste deve almeno cominciare a camminare
Mentre scrivo questa nota sembra probabile che il progetto Unicredit prenda la via di Capodistria, magari in abbinamento con il Molo VII raddoppiato e la piattaforma logistica, se si farà….Come ha giustamente scritto Roberto Morelli su Il Piccolo qualche giorno fa potrebbe addirittura essere un vantaggio per Trieste, che peraltro poco o nulla ha fatto per meritarselo: le dimensioni del progetto richiedono il pieno coinvolgimento del nostro terminal container, che nell’idea originale su Monfalcone era in qualche modo in posizione secondaria, e gli investitori certo vorrebbero il collegamento ferroviario tra i due poli del progetto.
Si potrebbe discutere se avevano ragione gli scettici o coloro che peroravano un’accoglienza più convinta di quella riscontrata in regione da Unicredit; certo è che il Governo, a parte gli annunci di Frattini privi di seguito, nulla ha fatto di concreto, perché tirato da più parti dalle varie lobbies portuali nostre concorrenti, e ha dimostrato di non avere una strategia per quest’area e per l’Alto Adriatico. La Regione a guida Tondo è semplicemente imbarazzante per come tratta Trieste in tutti i campi e il centrodestra locale subisce questa nostra marginalizzazione. Lamentarsi non serve e perciò ci sono due cose che dobbiamo fare:
-esercitare un’azione autorevole e continua verso Governo e Regione in nome di questa città, che non chiede assistenzialismo, ma semplicemente le infrastrutture necessarie per il suo futuro, comunque legato ai flussi, siano questi di merci o di persone, di turisti o di ricercatori
-attrezzare questo nostro Porto ad essere competitivo perché non possiamo piangere se Capodistria corre, dobbiamo almeno cominciare a camminare e vedrete che a quel punto saranno i nostri vicini, a est come ovest, a volersi integrare con noi
Le cose da fare: raddoppio del Molo VII e modernizzazione degli altri terminali, piattaforma logistica, ottimizzazione della rete ferroviaria esistente in modo da renderla capace di arrivare fino ad 1 milione di teu all’anno (4 volte il trasporto attuale), liberalizzazione della gestione del traffico merci per abbattere le tariffe oggi troppo elevate. Ce ne sono altre, ma se intanto cominciamo da queste il Porto di Trieste ricomincia ad essere attrattivo
Governo, Regione e Comune disinteressati al Porto
Unicredit verso Capodistria? Se confermata la notizia scatenerà i contrapposti commenti sia di chi non ha mai creduto al progetto, sia di chi invece ritiene potrebbero essere le troppe incertezze e i troppi ostacoli ad aver affossato l’idea originale. Forse c’è un po’ di vero in tutte e due le reazioni e in ogni caso emerge chiaramente come il Governo non abbia una strategia per lo sviluppo del sistema portuale e si divida sulla base della capacità delle varie lobbies territoriali di tirare per la manica questo o quel ministro. Ciò che rimane sul tavolo è la mancata scommessa sull’Alto Adriatico. Qui da noi fra balbettii della Regione, incapacità di far arrivare i soldi per la piattaforma logistica e litigiosità anche fra Trieste e Monfalcone, la lobby territoriale proprio non c’è stata.
Oggi ancora di più si conferma la mia idea: per essere presi in considerazione da questo o quell’investitore bisogna smetterla di star fermi e cominciare a camminare. Per il nostro Porto ciò significa avviare fin da subito alcuni provvedimenti; per la loro realizzazione intendo battermi a tutti i costi: attuazione delle opere del Piano regolatore varato da Boniciolli (e in particolare raddoppio del Molo VII e piattaforma logistica), accordo con Ferrovie e Regione per il potenziamento dell’attuale collegamento ferroviario, che con investimenti contenuti è in grado di arrivare a trasportare un milione di teu all’anno (quasi 4 volte il volume attuale), abbattimento delle tariffe ferroviarie anche grazie al superamento del monopolio della gestione dei trasporti, creazione della zona retroportuale a Fernetti, e infine, la realizzazione di un sistema portuale con unica Authority fra Trieste e Monfalcone.
Avere i TIR in città è insostenibile: Fernetti diventi area retro portuale
La presenza dei TIR turchi posteggiati in terza fila in Riva Traiana ormai da giorni è insostenibile e pare assolutamente incredibile che non si riesca a trovare un’adeguata soluzione al problema. «E’ impensabile rimanere fermi a lamentarci della concorrenza dei porti limitrofi, quando questi corrono più di noi» è il commento di Roberto Cosolini, candidato sindaco del centrosinistra.
Cosolini stigmatizza la vicenda dei TIR come «l’evidente dimostrazione che le solite baruffe e i veti incrociati bloccano Trieste e hanno un unico merito: quello di lasciare i problemi irrisolti sul tappeto».
Davanti all’impellente necessità di un’area retro portuale adeguata, Cosolini suggerisce «di prendere finalmente e seriamente in considerazione l’area di Fernetti, che appare come quella più idonea a svolgere questa funzione».
La prossima settimana il candidato sindaco presenterà una serie di proposte per il porto di Trieste, ma intanto anticipa:«la creazione di un sistema porto cittadino che coinvolga anche Fernetti è un punto fermo irrinunciabile».
Il porto di Trieste ha bisogno di un presidente full time. La Monassi si dimetta da una delle sue due cariche
“Se sarò eletto Sindaco avverrà di lunedì: mi prenderò il martedì per me e dal mercoledì sarò a tempo pieno. Avrò un Presidente del Porto con cui collaborare che sarà anche lei a full time? Credo che Trieste abbia proprio bisogno che le due più importanti reponsabilità del suo territorio lavorino 50 ore alla settimana…e l’ACEGAS di un management senza troppi doppi incarichi.”
La buona pratica amministrativa di cui si fa promotore Cosolini non può che trovare inaccettabile le scelte della Monassi, che comunque stanno creando “dissensi anche rilevanti e preoccupazione” non solo nel centrodestra, ma nell’intera comunità locale. Cosolini guarda comunque avanti, pensando al bene della città: assicura collaborazione e lucidità di giudizio sui fatti che la Presidente produrrà nel suo mandato, tuttavia l’esortazione rimane chiara: “Mi sembra che le sfide che gravano sul Porto di Trieste non siano compatibili con un part time! Si dedichi da subito al Porto a tempo pieno invece che partire con le critiche al suo predecessore”.